L’ex portiere e dirigente della Lazio, Angelo Peruzzi, ha parlato ai microfoni di Lazianità TV per commentare l’avvio di stagione dei biancocelesti. Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni.
Le parole di Peruzzi
Su Baroni…
“Abbiamo giocato insieme per un anno alla Roma, quando avevo 18 anni. Non servono scienziati per il calcio, le persone fanno vincere. Ci vogliono i valori, oggi c’è molto cinema. Se sai fare calcio pian piano vieni fuori. La Lazio ora sta facendo bene perché c’è voglia, se hai giocatori forti ma poi non si sentono coinvolti e non pensano al gruppo poi non riesci a fare bene coralmente. Il calciatore è egoista per antonomasia, ma deve avere passione e se ti diverti le cose vengono da sole. Oggi i calciatori sono come aziende. Prima le società comandavano, ora è il contrario. Vanno gestiti bene, non basta più il metodo bastone e carota. Non conta più avere il contratto quinquennale, se il giocatore vuole andare via, andrà via”.
Come è cambiato il ruolo del portiere nel calcio di oggi?
“La costruzione dal basso non mi convince. Non mi è mai piaciuta, ero scarso con i piedi (ride ndr). Racconto un aneddoto. Ero allenatore di portieri per la nazionale quando c’era Sacchi, voleva un vademecum per il portiere, per insegnargli a giocare con i piedi. Gli dissi che lo avrei fatto, ma anche che il portiere deve saper parare, se è bravo con i piedi tanto meglio. Provedel giocatore di movimento? Ai tempi Liedholm mi costringeva a rimanere fuori dall’area quando attaccavamo, bisognava tenere una certa distanza dall’ultimo difensore in modo da poter intervenire. Essere fuori dall’area per interagire con gli altri giocatori era importante già all’epoca ed era l’86’. In pochi però son forti con i piedi, oggi c’è Ederson del Manchester City, ai miei tempi lo era Van Der Sar”.
In futuro ci sarebbe la possibilità di un suo ritorno in dirigenza?
“Perché no, ci mancherebbe. I quattro anni passati alla Lazio da dirigente mi sono piaciuti tantissimo, poi ci son state incomprensioni. Altrove? Lo prenderei in considerazione, ma ci penserei un po’ di più”.