La tragica vicenda di Genoveva Ciurea, una donna di 39 anni vittima di anni di abusi domestici, si è conclusa con una sentenza che lascia aperti molti interrogativi. La Corte d’Appello ha ridotto la pena per Virgil Ciurea, marito della vittima, da 9 a 6 anni, riqualificando i reati e consentendo al condannato di lasciare il carcere.
La donna, sottoposta a ripetute violenze fisiche, psicologiche ed economiche, è morta nel 2021, 15 giorni dopo un ricovero per le percosse subite. Tuttavia, il quadro clinico complesso della donna, aggravato da una cirrosi epatica, ha portato i giudici a escludere l’accusa di omicidio.
Gli episodi di violenza, ricostruiti durante il processo, mostrano anni di soprusi: percosse frequenti, minacce di morte, confisca del denaro guadagnato dalla donna e un totale isolamento sociale. Nonostante ciò, il processo è stato segnato da lacune procedurali, come la mancanza di querele per alcuni maltrattamenti, che hanno inciso sulla gravità delle accuse mosse contro Ciurea.
Durante il dibattimento, la figlia della coppia si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Carla Rosaria Quinto. La giovane ha denunciato non solo il comportamento violento del padre, ma anche la sua attitudine manipolatoria, evidenziata dal tentativo di giustificare le lesioni della moglie con una falsa ricostruzione di un incidente stradale.