Ogni anno, il 25 Novembre, si celebra la Giornata Mondiale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne, per commemorare il coraggio di tre sorelle, Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, conosciute come le “Mariposas” – “Farfalle”, che hanno combattuto per la libertà del loro paese.
Cosi come le tre sorelle hanno combattuto per la libertà del loro paese, migliaia e migliaia di donne, combattono ogni giorno per la loro stessa libertà. Una libertà macchiata da pugni allo stomaco, polsi legati ed occhi gonfi. Per non parlare di quando quella libertà scompare del tutto, dopo un coltello conficcato nell’anima, perchè “volevo tornasse insieme a me”.
Da sempre ogni femminicidio, ogni vita spezzata, ogni lacrima che scende dal viso di una donna, viene raccontata con un momento di polemica, riflessione, discussione e tentativo di colpevolizzare chi non tutela. E’ vero, la tutela è necessaria. Ma è necessario anche che la singola coscienza di ognuno sia imponente, viva, sempre. A questo proposito, come influisce la tradizione passata?
Il Prof. Andrea Cerroni, Sociologo dei processi Culturali e Comunicativi, ha affermato che: “… Ci sono dei casi di attualità, drammatici non solo nel loro specifico, ma anche nello spaccato che aprono su ‘che razza di società’ stiamo costruendo giorno dopo giorno. Quindi quando poniamo attenzione a questi casi, a questi problemi, dobbiamo tener presente che stiamo lavorando per un cambiamento generale della società”.
La tradizione: ciò che va chiarito
Spesso si parla di tradizione. Inevitabile dato il costante confronto con un passato “sempre presente”, sotto certi aspetti gelido, sotto altri caldo e nostalgico. Come sostenuto dal Prof. Cerroni, in questo caso ”Ancora viviamo una spaccatura, quasi cartesiana, in cui alla donna è riservata ancora la sfera delle emozioni, della casa. All’uomo quelli del lavoro come ‘fatica’, e quello della guerra. Questo è un eco lontano, che non vuol dire che non conti, ma si scontra con il fatto che i ruoli sociali tipici storicamente, erano quelli che papà lavora e la mamma sta a casa. Ormai da 40 anni, 30 anni, non soltanto si lavora in due, ma in due non si arriva neanche a fine mese. Quindi c’è una tensione sociale che ovviamente genera delusione, ansia, rabbia […]”.
Il rapporto d’amore poi, ridotto a mere cose, a un possesso, ad una sessualizzazione criticamente invadente, non ha favorito il dialogo tra i generi, ma soprattutto ha distrutto il tradizionale e vero collante nel rapporto d’amore: “La scoperta di sé stesso”, come ad esempio, nella tipica rappresentazione Dantesca. Cosa accade poi? “Nel momento in cui rimuoviamo questa tradizione – aggiunge Cerroni – teniamo soltanto quell’altra e magari ci aggiungiamo sessofobia […] è chiaro che viene a mancare il presupposto del valore e del rispetto dell’altro”.
Violenza sulle donne e prevenzione: il ruolo dei media
I media oggi hanno un ruolo importante di trasmissione e divulgazione. Alle volte sensazionalistica. Come precisato dal Prof. però, i media sono soprattutto degli amplificatori. Tendiamo a colpevolizzarli e a de – responsabilizzare noi stessi. “Sono potenti, indubbiamente, ma sono potenti nell’ esaltazione di un qualcosa che già c’è. Non diamo però la colpa ai media, perchè così non risolviamo il problema. Gli operatori devono essere responsabili, ma come ogni soggetto della nostra società deve essere responsabile e chiamato alla responsabilità”.
Educazione alla non violenza: cosa significa?
“Come per i media, la stessa cosa dobbiamo dire anche dell’educazione. Quando parliamo di educazione parliamo di scuola e su questo dovremmo cercare di smetterla di assegnare alla scuola il ruolo di ‘tappare tutte le falle’ che persone e società costruiscono giorno per giorno […]. Qual è la migliore educazione sentimentale, dello studio della letteratura, dei romanzi, delle poesie, della storia che testimoni il cambiamento dei rapporti tra i generi? Con il termine ‘educazione’ stiamo attenti a non snaturare il ruolo della scuola, che è […] quello di costruire cittadini responsabili del domani, dandogli gli strumenti non soltanto per interpretare la società ma anche per conoscersi. E qui entra il rispetto per l’altra persona!”