Religione, fede e credenze: tra speranza e responsabilità (VIDEO)

 

“Portatemi Dio,
 Lo voglio vedere.
 Portatemi dio, gli devo parlare.
 Gli voglio raccontare di una vita che ho vissuto e che non ho capito.
 A cosa è servito, che cosa è cambiato…”       Vasco Rossi

La ricerca incondizionata di risposte alle sofferenze, o ai momenti di grande felicità, è da sempre al centro del nostro vissuto quotidiano. Viviamo di emozioni, sensazioni, avvenimenti, atteggiamenti, cause e conseguenze. Ma soprattutto, viviamo emozioni, sensazioni, avvenimenti, atteggiamenti, cause e conseguenze con l’ imponente desiderio di trovare un senso superiore.

Tale senso superiore, rientrerebbe nel concetto più ampio di Religione, di Fede, di credenza. Ma come ci poniamo, noi, di fronte alla religione? Partendo dalla nota canzone di Vasco RossiPortatemi Dio”, la Dottoressa Danyla De Vincentiis, Parent Coach, afferma innanzi tutto che tra le tre, diversamente da come si può pensare, c’è una profonda differenza. “La religione, è la filosofia che sottende quelli che sono determinati comportamenti. Mentre la fede, è un sentimento, è la fiducia che io ho in alcuni valori o nei confronti di qualcuno di superiore. Poi ci sono le credenze. Le credenze invece, possono diventare addirittura delle superstizioni, facendo determinati atti o avendo determinati comportamenti in nome di Dio”.

La tendenza del credente

Purtroppo, la tendenza del credente negli anni, non parliamo di adesso, ma dal medioevo in poi, in ogni situazione della vita, è quella di utilizzare la religione per fare qualcosa, oppure per non farla…. Spesso accade nella vita di tutti giorni ad esempio, che ‘Prego Dio così va bene l’esame’. Questo non è la religione. Questo è chiedere come se fosse una slot machine, a Dio, di esaudirci alcuni desideri”. Se poi non va bene l’esame, allora è perchè Dio non l’ha voluto? No. “L’uomo – continua Danyla – credente, tende a deresponsabilizzarsi, perchè ciò che va bene e ciò che va male, è in funzione di ciò che è superiore. Queste sono alcune delle credenze, che nulla hanno a che fare con la vera religione. La religione è tutt’altro”.

Un uomo, di qualunque tipo di religione, è abituato a pensare che un senso, un esistenza superiore, possa arrivare nel momento del bisogno e risolvere tutti i problemi. Qui sta la de-responsabilizzazione. “E’ diverso invece, prendere in mano la propria vita, mettersi in discussione e decidere che percorso seguire utilizzando la religione come strada maestra. Il più grande insegnamento della religione cristiana, dal mio punto di vista, è il libero arbitrio. Il nostro Dio infatti ci lascia liberi di scegliere, di conseguenza di vivere. Lui propone una strada. Tu sei libero di seguirla o no. Non è che per questo vai negli inferi…

Chi è il buon credente?

Il buon credente è chiaramente colui che si mette a servizio della parola di dio. Introietta nei suoi valori, nel suo nucleo fondamentale la parola di Dio e non nel comportamento. Si dice spesso, quanto sia importante che i credenti facciano quello che predicano. Ma è inutile poi battersi il petto in chiesa se poi dopo si esce, si bestemmia e quant’altro. Radicamento della parola di Dio, all’interno dei nostri valori. Non è il comportamento, ma il valore interno”.



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