Sanità pubblica e sanità privata hanno in comune un aspetto: far parte di un comparto importante che non dovrebbe essere visto come cornice, ma come quadro. Da tempo si sente parlare dei disagi che spesso caratterizzano questo settore, ma creare disagi è certo sconveniente per chi li subisce e non è detto che chi li crea goda nel farlo: se all’origine del disagio per il cittadino c’è uno sciopero, esso è la manifestazione di un dissenso o di un problema del lavoratore.
A scioperare questa volta sono coloro che pochi anni fa, durante la pandemia, venivano definiti eroi e poi sono stati dimenticati, ossia i medici che lavorano per quel settore così delicato che è la sanità. Uno dei problemi che scalda e anima le discussioni – e anche l’opinione pubblica – è che i contratti dei medici, ad esempio, sono fermi da quasi 20 anni. Tale situazione viene denunciata da anni a gran voce dai sindacati che tra poche ore, ello specifico domani mercoledì 20 novembre 2024, scenderanno in piazza.
Le prestazioni sanitarie che potrebbero saltare in occasione dello sciopero di domani sono 1,2 milioni. Uno sciopero di 24 ore dei medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie che incroceranno le braccia il giorno mercoledì 20 novembre. A riferirlo sono Assomed e Cimo-Fesmed e gli infermieri ed altre professioni sanitarie del Nursing Up che hanno proclamato l’astensione e che manifesteranno domani a Roma alle 12 in Piazza SS Apostoli.
Sciopera anche il settore privato a Roma
A scioperare, però, ci sono altre realtà: il Segretario Nazionale del Direttivo del Coina, Marco Ceccarelli, ha proclamato uno sciopero di 24 ore dei dipendenti del Policlinico Gemelli, previsto per domani. Dopo numerose violazioni contrattuali e legislative – che secondo il Coina compromettono da tempo i diritti dei lavoratori del settore sanitario presso il Policlinico Gemelli – si è arrivati a tale decisione, quella di scioperare.
È anche vero che se la sanità pubblica si lamenta per le carenze di organico e i problemi organizzativi, anche il settore privato si trova a fronteggiare gli stessi problemi di sistema. I lavoratori alle dipendenze delle strutture private lamentano che spesso i contratti vengono rinnovati dalle rispettive proprietà senza alcun vincolo di accreditamento sul rinnovo di tutti i contratti della sanità.
In queste ore la sanità privata ha subito, però, un altro duro colpo: secondo i dati del ministero della Salute, gli ospedali privati che sono convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale forniscono il 30% di prestazioni sanitare come parte integrante del servizio pubblico: stando a ciò, per erogare i servizi ai pazienti, la sanità privata – così come quella pubblica – fa riferimento alle tariffe di rimborso previste dal governo. Nella manovra finanziaria 2024, l’esecutivo ha previsto una serie di tagli nel nuovo nomenclatore tariffario che stabilisce proprio l’elenco delle prestazioni sanitarie e delle relative tariffe di riferimento sulle quali poi vengono calcolate le percentuali massime di rimborso stabilite dal Piano sanitario.
Il focus, però, è esattamente qui: questi tagli rischiano di precludere lo svolgimento di alcune prestazioni nel pubblico e nel privato: e proprio gli operatori privati – che per necessità devono far quadrare i conti – ora potrebbero rinunciare a erogare alcuni servizi non più gestibili dal punto di vista economico.