Dispersione scolastica, le iniziative di contrasto del Comune di Roma
Ospite in collegamento: Claudia Pratelli, Assessora alla scuola, formazione e lavoro del Comune di Roma
In Italia sono tanti i giovani che abbandonano la scuola, soprattutto nel Sud e nelle isole: una percentuale consistente riguarda gli immigrati, ma anche gli italiani non sono da meno. Molti di loro diventano i cosiddetti neet, cioè quei giovani che non studiano e non cercano lavoro.
Andando a ritroso, nel 2020 la dispersione scolastica nel Lazio ha toccato il 12.2% dei giovani, nel giro di tre anni la percentuale si è ridotta in maniera importante scendendo al 6.1% nel 2023. Per arrivare ad un valore che sia il più possibile vicino allo zero, tuttavia, c’è ancora molta strada da fare. Ci sono zone, poi, dove il fenomeno della dispersione scolastica è ancora più accentuato, come le periferie: Tor Bella Monaca, Laurentino 38, Tuscolano.
“Mappa della città educante”, al via la terza edizione
Un fenomeno che preoccupa e a cui le istituzioni cercano di porre rimedio con progetti e iniziative che coinvolgono in primis istituti e docenti. Il Comune di Roma ha messo a punto un piano di oltre 240 progetti gratuiti, che rientrano tutti all’interno della terza edizione della “Mappa della città educante“. Si tratta di una raccolta di opportunità didattiche e formative per studenti e docenti delle scuole di Roma di ogni ordine e grado.
Saranno coinvolte 40 tra le più prestigiose istituzioni culturali, sociali e sanitarie della città. Nelle edizioni precedenti sono stati attivati quasi mille percorsi e coinvolti 23mila studenti. “Al suo interno troviamo mostre, laboratori e spettacoli che le istituzioni mettono a disposizione delle scuole in modo gratuito – ha spiegato l’assessora Claudia Pratelli -. Si tratta di un atlante delle opportunità che dimostra che tutta la città può essere considerata un territorio educativo di apprendimento, per contrastare tutti insieme la povertà educativa”.
Educazione all’affettività, se ne parla da un po’: quando il via nelle scuole?
Nel nostro Paese l’educazione affettiva e sessuale non è materia di studio a scuola, diversamente da come accade, invece, nelle nazioni europee a noi vicine: Spagna, Francia, Germania ad esempio. Perché in Italia la sessualità è ancora un tabù?
Eppure, gli effetti positivi che continuano a sottolineare gli studiosi sarebbero molteplici: la conoscenza delle malattie a trasmissione sessuale, la consapevolezza su come proteggersi dalle gravidanze indesiderate, ma anche il contrasto ai pregiudizi di genere, alle discriminazioni e alla violenza.
E così, in mancanza di normative, il tema dell’educazione sessuo-affettiva è nelle sole mani dei singoli consigli di istituto che possono approvare o no progetti presentati da professionisti esterni, da associazioni laiche o religiose.
A Roma qual è il quadro?