Mirco Pellegrini è l’imprenditore romano finito al centro di una vasta inchiesta giudiziaria che coinvolge la manutenzione stradale della Capitale. L’indagine della Procura di Roma ha portato alla luce un presunto sistema corruttivo, orchestrato da Pellegrini, che avrebbe coinvolto funzionari pubblici, agenti di polizia e una rete di società fittizie. Pellegrini, secondo le accuse, avrebbe garantito favori economici e posizioni lavorative ai familiari dei funzionari, in cambio di appalti pilotati. Questo sistema avrebbe favorito i suoi interessi economici nel rifacimento delle strade, compromettendo però la qualità delle infrastrutture cittadine.
L’indagine sulla rete di società fittizie gestite da Mirco Pellegrini
Le indagini hanno rivelato che Mirco Pellegrini controllava almeno 15 società intestate a prestanome. Questo sistema gli avrebbe permesso di partecipare a numerosi appalti senza destare sospetti.
Le aziende, ufficialmente intestate a terzi, erano di fatto gestite da Pellegrini, il quale così aggirava le normative sugli appalti pubblici. Questa rete gli permetteva di distribuire le commesse tra le sue imprese, mantenendo un’apparenza di diversificazione e minimizzando i rischi di concentrazione di contratti.
Secondo le accuse, il direttore di una banca avrebbe agevolato Pellegrini nell’apertura di conti correnti per i prestanome, gestendo circa 170 conti correnti per nascondere il passaggio di denaro illecito. Questo schema bancario sarebbe stato cruciale per mantenere segreta l’identità di Pellegrini come reale beneficiario, sfuggendo ai controlli finanziari e bypassando le normative antiriciclaggio.
Accuse di corruzione e tangenti nell’appalto per il rifacimento delle strade
L’inchiesta rivela che Pellegrini avrebbe utilizzato denaro contante e offerte di lavoro per garantire la complicità dei funzionari. Gli inquirenti ipotizzano che le tangenti venissero versate a funzionari pubblici e agenti della polizia stradale per influenzare le assegnazioni di lavori di rifacimento stradale.
Le modalità corruttive non si limitavano solo a mazzette in contanti: Pellegrini avrebbe offerto posizioni lavorative ai familiari dei funzionari coinvolti, stabilendo così un sistema di reciproco scambio di favori.
L’asfalto delle strade di Roma
Oltre alla corruzione, le indagini puntano il dito sulla qualità dei materiali utilizzati dalle imprese di Pellegrini. Secondo l’accusa, per abbassare i costi di produzione, l’imprenditore avrebbe ordinato l’uso di materiali bituminosi di bassa qualità e con spessori ridotti rispetto agli standard tecnici.
Le buche, un problema che affligge da anni la viabilità romana, sarebbero state causate proprio dalla scarsa qualità dei materiali impiegati, portando a ulteriori costi per la manutenzione e aggravando i disagi dei cittadini.