Rino Gaetano: ricordando il genio della musica vivace (VIDEO)

Il personaggio del giorno: Rino Gaetano

Salvatore Antonio Gaetano, conosciuto da tutti come “Rino, nacque a Crotone il 29 ottobre del 1950. A distanza di una settimana dal suo settantaquattresimo compleanno, ricordiamo quel poliedrico artista dalla voce ruvida, innamorato della musica vivace, la cui penna lasciava grandemente spazio all’ironia e alla denuncia sociale.

In famiglia, in particolare da mamma Maria Riseta e papà Domenico, veniva soprannominato “Salvatorino”, mentre la sorella Anna, preferiva chiamarlo con un ulteriore diminutivo, “Rino” che con il tempo finì per diventare il suo appellativo ufficiale. Con l’obiettivo di assicurare al figlio un’ottima cultura e una carriera ecclesiastica, i genitori lo iscrissero al seminario della Piccola Opera del Sacro Cuore di Narni, all’età di dieci anni. Fu proprio in quelle circostanze che compose il poemetto dal titolo “E l’uomo volò”.

Rino Gaetano: un cantautore atipico

Solo dopo essersi trasferito a Roma, a Monte Sacro, creò un piccolo gruppo musicale, il quartetto dei Krounks, che si occupava di cover. Rino suonava il basso e nel frattempo, si dilettava a scrivere canzoni, ispirandosi a grandi artisti dell’epoca come Jannacci, Battisti, Celentano e De Andrè per il mondo italiano e Bob Dylan e i Beatles per quello internazionale. Nel 1969, il giovane iniziò a frequentare il Folkstudio, noto locale romano in cui si esibivano artisti emergenti. Fu proprio qui che conobbe Francesco De Gregori, Ernesto Bassignano e Antonello Venditti.

Già quando cantavo al Folkstudio – affermò Gaetano – ero al centro di certe discussioni… insomma molti non volevano che io facessi i miei pezzi perchè, dicevano, sembrava che volessi prendere in giro tutti”. La forte ironia dei suoi brani, il suo modo di cantare cosi come di criticare infatti, erano sulla bocca di tutti: nel tempo, in alcune sue canzoni, arrivò anche fare nomi e cognomi di uomini politici. Anche per questo, i suoi brani e le sue esibizioni dal vivo furono spesso oggetto di censura. Lo stesso Bassignano affermò che “Era solito adottare uno stile atipico, buffonesco, ma non faceva cabaret. Dissacrava continuamente il pop e, per tutti questi motivi, risultava improponibile per il pubblico dello stesso Folkstudio”.

Gli esordi e il successo

In tutto ciò il brillante Rino, si diplomò in ragioneria. Il padre desiderava avesse una buona situazione economica, dato che quella della famiglia era da sempre stata precaria. Gli procurò anche un lavoro in banca, ma il suo futuro non seguirà assolutamente questi passi. Aveva raggiunto un compromesso con il papà: avrebbe provato ancora per un anno a sfondare nel mondo della musica e in caso negativo, avrebbe accettato quel posto. Il 1973 ed il 1974 furono anni importanti e rivelatori per il cantautore. Il suo esordio ebbe vita con il 45 giri, che presentava testi comici e goliardici. “Ingresso libero” fu il titolo del suo primo album e da li una serie di infiniti successi che mostravano sempre più impegno sociale e abbracciavano temi come immigrazione e alienazione industriale.

Il picco fu raggiunto con “Ma il cielo è sempre più blu” che solo quell’anno sfiorò ben centomila copie. Era un singolo atipico in cui Gaetano proponeva diversi spaccati di vita quotidiana, luoghi comuni e contraddizioni. Il brano “Gianna” portato al Festival della Canzone Italiana, fu il primo cantato a Sanremo, che conteneva la parola “Sesso”. Ma quello che generò molte più polemiche fu “Nuntereggae più” per i numerosi riferimenti politici e del lungo elenco di nomi presente nel testo. Egli affermò al contrario che: “Le canzoni non sono testi politici e io non faccio comizi. Questo è uno sfottò. Insomma, per me ‘Nuntereggae più’ è la canzone più leggera che ho mai fatto“.

Era ormai diventato un pilastro della musica italiana. Le sue esibizioni con il tempo erano notevolmente cambiate rispetto alle prime: oltre ad avere un seguito maggiore, anche le sue scenografie erano studiate al dettaglio. “E io ci sto” fu il suo sesto ed ultimo album, importante per le nuove sonorità e per i testi dai toni più seriosi. Morì tragicamente, all’età di trent’anni, a seguito di un incidente stradale. Il 2 giugno, dopo una serata trascorsa nei locali, di ritorno a casa, perse il controllo della sua auto e invase la corsia opposta dove lo travolse un camion. L’autopsia rivelò che la perdita del controllo sarebbe stata causata un collasso. Lo stesso camionista, che prestò al cantante i primi soccorsi, raccontò di averlo visto accasciarsi di lato e iniziare a sbandare. Riuscì a riaprire gli occhi pochi istanti prima dell’impatto.

Le curiosità raccontate dai nipoti

  • Al compleanno di uno dei nipoti, il cantante, delicato e sensibile, era solito fare un regalo a tutti e tre per non creare nessun dispiacere;
  • Desiderava, tra le tante cose, diventare anche Sommelier: Maurizio, un altro dei suoi nipoti, figlio della sorella Anna, affermò che gli raccontava tutto quello che c’era da sapere sul vino;
  • Era un uomo colto e perfezionista, amante della lettura. La sua strada sembrava un quadro di Picasso. “Era un disordine organizzato”, diceva.

 



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