La cocaina rosa arriva nei quartieri di Roma nord: allarme consumo tra giovanissimi
Ospite in collegamento: Michela Anniballi, redazione “Roma Daily News“
Viene chiamata cocaina rosa, anche se con la polvere bianca ha poco a che fare, per via del suo colore ottenuto aggiungendo un colorante alimentare al gusto di fragola. Si tratta di feniletilamina di laboratorio (2C-B), una nuova sostanza di laboratorio che seppur sniffata come la cocaina ha effetti molto più potenti e pericolosi. Una sostanza di origine latino-americana.
È una droga per consumatori facoltosi, difatti 1 g può arrivare a costare fino a 400 €, quasi quattro volte il prezzo della cocaina classica. Diventa così una specie di status symbol. Le indagini della polizia di Stato hanno intercettato un fiorente mercato della cocaina rosa nei quartieri nord di Roma, tra cui Parioli, Salario Trieste Fino a Piazza Bologna.
I clienti di questa nuova sostanza sono giovani e giovanissimi, spesso minorenni, ma non solo: ci sono anche persone anziane. Nelle ultime operazioni della polizia di Stato è stato poi scoperto un nuovo metodo alternativo per consegnare la droga a domicilio, magari in occasione di cene o feste: la cocaina viene nascosta in lampade di sale, insospettabili contenitori dove possono entrare fino a 500 g di sostanza alla volta.
La cocaina rosa sembra attrarre soprattutto coloro che cercano una nuova esperienza, vista anche la sua associazione con festa e ambienti glamour. Per questo motivo, gli agenti in borghese hanno intensificato i controlli intorno ai bar e discoteche di queste zone cercando di monitorare il fenomeno e contrastarlo alla radice.
Parla Antonio bolognese, responsabile scientifico della commissione per lo studio e la prevenzione delle dipendenze dell’Ordine dei Medici di Roma, “la cocaina rosa è una delle sostanze più utilizzate in questo momento e ha degli effetti devastanti. La sua precoce attività sul cervello crea immediatamente una sensazione di piacere che si elimina altrettanto velocemente, ma come tutte le sostanze stupefacenti può portare a dipendenza è stato psicotici”.
Da tempo l’Ordine dei Medici-chirurghi e degli Odontoiatri di Roma, tramite l’associazione Ets Osservatorio Sulle Dipendenze, sta portando avanti nelle scuole nei centri sportivi della capitale una campagna per sensibilizzare sui rischi delle dipendenze, perché” la prevenzione primaria precoce è l’unica vera possibilità per evitare che i giovani inizino fin dall’adolescenza a fare uso di queste sostanze”.
Peer Education è il metodo scelto (educazione tra pari). “ Facciamo degli incontri con piccoli gruppi di studenti, sei al massimo, durante i quali diamo delle informazioni su questi temi“, Spiega così Antonio bolognese, “poi a loro volta questi ragazzi veicolano il messaggio agli altri studenti nell’ambito di una serie di laboratori, utilizzando il loro linguaggio. Abbiamo visto che è un metodo molto efficace. All’inizio del percorso facciamo compilare dei questionari anonimi per sondare la conoscenza dei ragazzi sulle sostanze, gli effetti ma anche sul loro stile di vita. Alla fine riproponiamo il questionario e abbiamo potuto vedere che c’è un miglioramento delle conoscenze del 70%”
Sarebbe infine proprio la Tusi, questo mix di sostanze, ad aver influito sull’umore dell’ex One Direction Liam Payne, Deceduto lo scorso 16 ottobre a seguito di una crisi provocata dall’assunzione di droghe, che lo ha portata a precipitare dal balcone dell’hotel in cui era ospite.
Si risveglia dal coma e pensa di vivere nel 1980: la storia di Luciano
Ha passato i sessant’anni, ma quando si è svegliato dal coma, la sua memoria era ferma al 20 marzo 1980 quand’era un ventiquattrenne, addetto alle operazioni di terra, dell’aeroporto di Fiumicino.
È stato investito da un pirata della strada nel 2019 e al suo risveglio dal coma, il giorno dopo, credeva di essere nel marzo del 1980, anno in cui era un ventiquattrenne e viveva con i genitori a Monte Mario. È accaduto a Roma a Luciano d’Adamo: non ricordava di avere 63 anni, una moglie e neppure un figlio.
D’Adamo che oggi di anni ne ha 68 ha raccontato i particolari di quella giornata: uscito dal coma, l’uomo aveva chiesto di chiamare sua madre, ignorando il fatto che fosse morta da tempo, quando gli portarono uno smartphone, non riuscì nemmeno a capire di cosa si trattasse. Nella sua stanza si presentò la moglie senza che lui la riconoscesse.
“Mi chiamava Luciano, e io mi chiedevo come faceva a sapere il mio nome“. Poco dopo la donna è stata raggiunta da un uomo sui 35 anni, suo figlio. “Ma come poteva essere mio figlio un uomo nato molto prima di me? E poi quale moglie? Io non ero sposato, ma fidanzato e non certo con quella donna che doveva averne quasi 60, ma con una ragazza di 19 anni”.
Ma il colpo finale lo avrebbe accusato guardandosi allo specchio rendendosi conto di avere davanti a sé il riflesso di un uomo di 63 anni e non di un ragazzo poco più che ventenne: “Non riuscivo a riconoscermi in quell’aspetto”. Solo successivamente gli è stato spiegato dell’incidente avvenuto nel 2019, e non nel 1980, e che il trauma subito in quell’occasione gli aveva fatto perdere la memoria di quasi quarant’anni di vita.
L’uomo ha così dovuto riscoprire il mondo che aveva abitato fino a quel momento, senza riuscire a riacquistare i momenti persi: “Ricordo ancora lo stupore di viaggiare su un’auto che su schermo mi mostrava la mappa di Roma, anzi il tutto città come lo chiamavano una volta, mentre una voce diceva: fra 100 m svolta a destra“.
Gli unici momenti che gli sembra tornino come flashback sono quelli relativi alla nascita del nipote, avvenuta nel 2014 e alcuni che riguardano il periodo del coma.
Secondo Davide Quaranta, neurologo del policlinico gemelli di Roma e docente di neuropsicologia neuroscienze cognitive, si tratta di un caso molto raro e atipico per la durata della cosiddetta amnesia retrograda.
Luciano ora si occupa della manutenzione in una scuola.” Ogni tanto incontro qualcuno che mi saluta. Sarà sicuramente un vecchio amico ma io non so chi sia, comunque per gentilezza faccio finta di riconoscerlo e ricambio. A volte dico che mi piacerebbe volare su un aereo, non l’ho mai mai fatto. Mia moglie mi fa: “ma che dici? Siamo stati insieme a Parigi“. Io le rispondo: “tu ci sei stata, io no“.