Il personaggio del giorno: Giacomo Leopardi
Nato a Recanati (oggi provincia di Macerata nelle Marche), il 29 giugno del 1798, Giacomo Taldegardo Francesco Salesio Saverio Pietro Leopardi, è stato non solo un poeta, ma anche un filosofo, filologo e scrittore dell’Ottocento, nonchè una delle più importanti figure della letteratura mondiale.
Figlio di una nobile famiglia della città, fu il primo di dieci fratelli: Carlo, Paolino, Luigi e Pierfrancesco, quelli che arrivarono nell’età adulta. I genitori, tra l’altro, erano cugini fra loro: il padre, il Conte Monaldo fu un uomo dalle idee reazionarie e amante degli studi. La madre invece, Adelaide Antici, fu una nobildonna estremamente credente e devota, legata al concetto di famiglia, alle convenzioni sociali e alla superstizione.
Sensibile, permaloso e bullizzato
Tali concezioni e la rigidità della madre, divennero motivo di sofferenza per il giovane Giacomo, che non ricevette tutto l’affetto di cui sentiva il bisogno. Nonostante ciò, crebbe comunque allegro, giocando con i suoi fratelli, soprattutto con Carlo e Paolina, più vicini alla sua età e che amava intrattenere con racconti particolarmente fantasiosi.
Leopardi quindi, fu un uomo dalla personalità complessa, “Sensitivissimo… “ come definito dallo stesso Antonio Ranieri. Permaloso, caratterizzato da una componente narcisistica, con una acutissima vena poetica. Pare che il poeta fosse affetto dal “Morbo di Pott” comunemente noto come “Spondilite tubercolare” o “Tubercolosi ossea”, causata dal “Bacillo di Kock” nello scheletro. A questa patologia si potrebbe quindi attribuire la gobba che da sempre fu chiamata autoironicamente “L’ astuccio delle mie ali” nella sua lirica.
Tale malformazione portò Leopardi ad essere vittima di bullismo: contrariamente a come si pensa, questo fenomeno non è figlio dei Millennial. Anche nell’ottocento, pare fosse in voga tampinarsi a suon di parole. Il suo bullo fu Niccolò Tommaseo, noto linguista (al quale viene attribuito il Dizionario della Lingua Italiana e il Dizionario dei Sinonimi), che coniava epiteti per nulla lusinghieri per definire il poeta. “Pipistrello” e “Conte Crostaceo” tra i tanti..
Come detto però, Leopardi non fu affatto inerme, dato il suo temperamento permaloso e frizzante. La teoria più famosa sul poeta, fu quella che fosse affetto anche da depressione psicotica, elemento che avrebbe grandemente influenzato anche la sua corrente di pensiero. Fu il neurologo Sganzerla, a sfatare definitivamente il mito. I suoi scritti furono comunque in parte dedicati alla ricerca e all’indagine delle cause sulla sofferenza umana ed il significato della vita.
Uomo di…scienza!
Contrariamente a come si pensa, Leopardi non trascorse la sua vita esclusivamente interessandosi a tematiche umanistiche, poetiche e filosofiche: non viene ricordato solo per essere l’autore de “L’Infinito” o “Il Sabato del Villaggio”. Egli si occupò anche di Scienza, di Fisica Teorica e Sperimentale, Idrodinamica e anche di Teoria dell’elettricità.
L’amore e altri rimedi
Le donne di cui si innamorò Leopardi nel corso della sua vita, si dice che non riuscirono ad accontentarsi solo della sua bellezza interiore. Una di loro, dopo la sua morte, avrebbe confessato che il motivo per cui non aveva mai e poi mai ceduto alle sue avances, fu il suo strano, cattivo odore. Si dice pertanto, che avesse un rapporto molto conflittuale con l’igiene, ma dovuto ad una vita all’insegna del risparmio. Pur essendo di stirpe nobile, a causa di alcune speculazioni azzardate del padre di Leopardi, portarono la dispersione del patrimonio familiare e per porre rimedio, la rigida madre impose un’australiana economia domestica.
La morte
Il 14 giugno del 1837 si spense tra le braccia di Ranieri, con un peggioramento della sua condizione asmatica. Le sue parole furono “Addio, Totonno, non veggo più luce”.