Il murales in via di Valco San Paolo in onore e memoria di Shireen Abu Akleh, la giornalista palestinese uccisa da militari israeliani nel campo profughi di Jenin l’11 maggio del 2022 mentre svolgeva il suo lavoro di reporter, è stato nuovamente vandalizzato.
Per l’ennesima volta questa opera d’arte targata Erica Silvestri, ideato e finanziato da Radio Roma, Movimento Studenti e Join The Resistance e con il patrocinio della FNSI e dell’ VIII Municipio di Roma Capitale subisce un vile attacco da chi, sulla spinta di questi tempi violenti, viene accecato dall’odio.
Il murales è stato infatti inaugurato il 13 maggio del 2023, a poco più di un anno dalla scomparsa di Shireen Abu Akleh, per onorarla in quanto donna palestinese che si batteva per un ‘informazione libera e prodotta sul campo senza censure. Imbrattarlo vuoldire mettere l’ennesimo bavaglio a chi crede nella verità.
Su questo è d’accordo anche Maya Issa del Movimento Studenti che così commenta: “Quest’ennessimo attacco vandalico dimostra la natura e il vero volto della cosiddetta Comunità Ebraica a Roma.
Per l’ennesima volta hanno imbrattato il nostro murales, nel corso di quest’ultimo anno la comunità ebraica ha picchiato giovani palestinesi come Karem, ha minacciato giornalisti, nella giornata del 25 aprile ci hanno lanciato petardi, barattoli di legumi e augurato di essere stuprate.
La comunità che si definisce ebraica si comporta esattamente come lo Stato che difendono, conoscono solo la violenza.
Invece, noi palestinesi non abbiamo mai minacciato nessun ebreo e mai ci siamo permessi di andare ad imbrattare un loro monumento.
Già questi atti dovrebbero dimostrare chi sono i veri terroristi.
Ma dall’altra parte andare ad imbrattare per l’ennesima volta un murales dedicato ad una giornalista uccisa da un vecchio israeliano in realtà non dimostra la loro forza, ma la loro codardia.
Dimostra che una semplice bandiera, come anche un semplice murales li provoca perché minaccia la loro identità “israeliana” che appunto è una loro invenzione e non esiste”.
Un murales per la libertà di stampa, delle donne, del popolo palestinese
Io quel giorno ero lì ad inaugurare quel murales con Maya. Il clima era di speranza, speranza in un mondo più giusto, libero dalla violenza e sai soprusi. Ad un anno dal quel soleggiato pomeriggio di primavera sono qui a scrivere di un’altra barbarie accaduta in un quartiere che, personalmente, amo, essendoci cresciuto.
Un’altra perché già in fase di realizzazione dell’opera d’arte io ed Erica Silvestri siamo stati minacciati pubblicamente e alla luce del giorno da un passante. Una volta realizzata poi il vandalismo ha colpito ripetutamente. E sempre lì, a San Paolo, quartiere universitario e giovanile, quartiere inclusivo e aperto a tutti e a tutte, un ragazzo giovane è stato picchiato solo per aver difeso la Palestina sui social. Non sono atti isolati, non lo saranno mai, basta unire i puntini.
Ancora una volta torno a ribadire nel nome mio e dello staff di The Passenger, programma volto al racconto della verità di ciò che accade nel mondo e all’inclusione di chiunque voglia vivere in un’Italia antirazzista e aperta a tutti, che l’odio porta odio. Analizzare, pensare, prima di agire, ma soprattutto comprendere migliora il mondo e la vita di tutti, anche di chi ha la rabbia dentro. Con amarezza devo dire che siamo lontani dal raggiungere il nostro obiettivo.