Ottanta anni fa una delle pagine più buie della storia del secondo conflitto mondiale: la strage di Marzabotto sull’appennino bolognese. Le truppe naziste tra il 29 settembre e i primi di ottobre del 1944 massacrarono oltre 700 civili e su tutti i giornali sono riportate le celebrazioni in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente della Repubblica federale tedesca, Frank-Walter Steinmeier, si sono per così dire riconciliati perché la Germania ha chiesto scusa per ciò che ha fatto.
L’evento ha lasciato delle ferite anche molto dolorose che devono rimarginarsi e lo faranno con il tempo. A Non solo Roma ne abbiamo parlato con Silvano Olmi, Vice Presidente Nazionale ANVM, il quale ha sottolineato come il nostro territorio aspetti delle scuse anche da altri territori, come la Francia, per quei gesti che rovinano letteralmente la vita delle persone.
Le marocchinate troppo spesso dimenticate
“Il termine marocchinate è un termine usato dal 1946 per indicare stupri, violenze, razie e rapine, spesso omicidi che venivano compiuti dalle truppe coloniali dell’esercito francese” racconta Silvano Olmi. Sono gesti che si distinguono perché colpiscono le popolazioni indifese. È una pagina particolarmente dolorosa che spesso si ricorda con un film, ossia “La ciociara”, che raccontava orrori della guerra e della vita dell’epoca. A distanza di ottanta anni, si rischia, però, di dimenticare una strage simbolo del dramma di quel periodo. Olmi ricorda un numero che fa rabbrividire: 60mila donne violentate. È il primo stupro di massa compiuto in Europa, anche se nella storia lo stupro verrà utilizzato come arma di guerra.
Una o 60mila donne violentate è un evento che in realtà non si vuole ricordare perché troppo doloroso, a tal punto da trovarsi a rimuoverlo dalla memoria. Si chiede, però, che la Francia “riconosca questi errori e orrori, che chieda scusa e che si ricostruisca assieme. Il tempo lenisce tanto dolore, ma non basta.” Le marocchinate forse sono scomode da ricordare, quindi? Ma per ricordare, spesso, servirebbe che l’intero Paese, unito, tenga a mente quanto accaduto.