Bellezza autentica e intelligenza artificiale: come cambia la nostra percezione
Ospite in collegamento a Non solo Roma: Cinzia Giorgio, direttrice di “Pink Magazine Italia”
C’è una campagna pubblicitaria, di un brand molto famoso, sulla bellezza autentica che fa riflettere, e molto. Questo perché la società contemporanea mostra sempre più la ricerca di un tipo di bellezza basato su un modello standardizzato, in cui esistono caratteristiche similari se non addirittura uguali.
L’intelligenza artificiale in questo campo fornisce esempi basati su ricerche e comportamenti registrati attraverso i media offrendo immagini della bellezza auspicabile . Mostra appunto la bellezza derivata dal conformismo estetico attuale dovuto ai cambiamenti standard estetici. La ricerca di bellezza assoluta deriva da una forma di insicurezza di voler essere accettati dalla società. I media mostrano sempre più immagini di bellezza distorte sia da filtri che da aiuti invasivi e non.
Incremento della cosmesi
Secondo il rapporto annuale del settore dei consumi cosmetici per il 2023 si è avuto un incremento di +9,4% nel mercato nazionale (www.cosmeticaitalia.it). La Società Internazionale diChirurgia Estetica ha dichiarato che sono stati eseguiti quasi 13 milioni di interventi di chirurgia estetica e 17,5 milioni circa di trattamenti non invasivi (http://www.sicpre.it) Si è riscontrato un aumento attraverso i social media delle pubblicità relative a trattamenti non invasivi. Questo è un ulteriore dato che fa capire l’esigenza di migliorare il proprio aspetto fisico.
Esempi di bellezza autentica
Ci sono anche esempi di equilibrio e personalità a livello internazionale che dovrebbero aiutare ad accettare sé stesse così come si è. Drew Barrymore, attrice, regista e produttore, è passata attraverso esperienze estreme ed è nella sua semplicità una donna bella e ironica. Il suo cambio di stile e colore recente nel look dei capelli l’ha resa più bella a dimostrazione che l’autenticità è imprevedibile.
Georgina Rodriguez, modella e testimonial di Guess mostra la sua fisicità con orgoglio e sensualità. Una dimostrazione che la bellezza non è una taglia ma un modo di essere e di autostima. Monica Bellucci, con la consapevolezza della sua bellezza naturale che perdura nel tempo, ha deciso di non ricorrere ad alcun tipo di aiuto. È tuttora al centro dell’attenzione, e si mostra in tutta la sua autenticità.
Chi era Laura Ingalls, la Pioneer Girl
Laura Elizabeth Ingalls nacque il 7 febbraio del 1867 nella Contea di Pepin, in Wisconsin, i suoi genitori erano Charles Phillip Ingalls e Caroline Lake Quiner. Era la seconda di cinque figli: Mary, Carrie, Freddy, che morì a nove mesi, e Grace.
Una infanzia nomade
Laura e la sua famiglia si spostavano molto spesso durante la sua infanzia e di questo un po’ si dispiaceva in quanto, essendo davvero una brava studentessa, la sua educazione rimaneva sporadica. Vivendo spesso in zone isolate in cui non erano presenti scuole. Solo quando soggiornarono per un lungo periodo a De Smet, nel Territorio del Dakota, ebbe una scolarizzazione più regolare che la portò a lavorare come insegnante, una volta cresciuta.
Una carriera da insegnante breve
Laura, però, smise di insegnare nel 1885 quando sposò Almanzo Wilder; all’epoca, infatti, non era permesso alle donne sposate d’insegnare. Ebbero due figli: la futura scrittrice e giornalista Rose Wilder Lane e un figlio a cui non ebbero avuto il coraggio di dare un nome in quanto morì subito dopo la nascita.
Scrivere per passione
Appassionata di scrittura, Laura Ingalls cominciò scrivendo articoli che venivano pubblicati sui giornali locali, tra cui il Missouri Ruralist per il quale collaborò lungamente come articolista dal 1911 alla metà degli anni Venti. Successivamente, cominciò a nascere in lei l’idea di raccontare le sue memorie d’infanzia. Scrisse così un diario intitolato Pioneer Girl, dal quale poi si sviluppò la serie di libri La piccola casa nella prateria. Per i quali vinse più volte un premio letterario importante rivolto alla narrativa per ragazzi e ai giovani talenti.
Una serie di successo e qualche dubbio
In un futuro per Laura molto lontano, dai suoi libri è stata tratta la serie televisiva La casa nella prateria, nella quale lei viene interpretata magistralmente dalla bravissima attrice Melissa Gilbert. La serie è stata girata dal 1974 al 1983, in 204 episodi. C’è solo una piccola ombra sulla stesura dei libri che, ancora oggi, hanno un assoluto successo di pubblico: sua figlia Rose.
Sua madre Laura le sottopose una bozza di manoscritto in cui raccontava la sua infanzia da pioniera. Rose pensò subito che gli americani sarebbero stati molto interessati alla storia di sentimenti forti e di coraggio di una famiglia semplice. Nel superare gli ostacoli, mantenendo il loro senso di indipendenza. Come viene raccontato attraverso gli occhi della coraggiosa Laura nel periodo della sua crescita dai cinque ai diciotto anni.
Si pensa che sua figlia avesse contribuito al successo della madre con incoraggiamenti, ma non solo. Avrebbe preso in mano il manoscritto editandolo completamente e rendendolo il successo che ancora oggi porta con sé. Non si hanno assolute certezze, nonostante alcuni avvenimenti del tempo avessero portato a questi dubbi. Di certo, non cambia nulla, anzi: l’idea di una collaborazione tra madre e figlia è un qualcosa di davvero unico e speciale.
Una antenata davvero insolita
I misteri irrisolti non finiscono qui: dovete sapere che Laura era imparentata con una delle streghe di Salem. Una antenata, Martha Ingalls Allen Carrier (nipote di Edmund Ingalls, a lungo ritenuto il primo della famiglia nel continente), era stata denunciata da Cotton Mather (pastore protestante e medico inglese). Fu poi impiccata e bruciata come una strega a Gallows Hill.
Dopo una vita, seppur con tante difficoltà, felice con il marito Almanzo e la figlia nella loro bellissima fattoria, si spense per sempre il 10 febbraio del 1957, a Rocky Ridge. I suoi libri però, ancora oggi, fanno sì che rimanga per sempre viva, grazie al sapore di quelle storie vere e genuine che hanno da sempre e per sempre caratterizzato la sua vita.
Halloween Trends 2024: va per la maggiore il Gothic Style
Le celebrazioni di Halloween hanno origini che si perdono nella notte dei tempi. Non tutti sanno che la festa non nacque in America ma probabilmente nell’Irlanda dei celti e corrisponde alla festa di Samhain, il capodanno celtico che stabilisce la fine dell’estate.
Nell’Ottocento, a causa di una grande carestia molti irlandesi emigrarono negli Stati Uniti portando con loro anche un bagaglio fatto di tradizioni e credenze popolari.
Il nome Halloween è la forma contratta di All Hallows’ Eve, ovvero la vigilia di Ognissanti. È un’occasione per vestirsi da creature mostruose perché il significato della festa è apotropaico o scaramantico: farsi gioco della morte serve a non averne paura.
Molte fashion victim sono terrorizzate da questa festa in cui ci si imbruttisce, altre invece la adorano. Va per la maggiore il Gothic Style, forse un tantino inflazionato negli ultimi anni, ma sono molte le idee che ci sono arrivate direttamente dalle passerelle.
Prima fra tutte le mise full-body fruit di Charlotte Olympia: si indossano capi a forma di mela, banana e fragola. Moschino invece ci ha proposto un outfit da paper-doll, con finte gambe, finti fiocchi e finte scollature che si adattano al corpo come una seconda pelle. Persino la castigata sfilata di Chanel ha proposto anni fa due robot chic dalle forme a dir poco singolari. Comunque non si sbaglia mai con il look total black, se non si ha voglia di osare, ma si vuol rimanere in “tinta”.
Non c’è che da sbizzarrirsi, dunque, e andare alla ricerca del costume che fa per noi
Per Halloween, inoltre, conta anche molto il make-up, per cui se si decide di indossare un tradizionale abito nero o di abbinare una gonna lunga a una maglia dalle maniche a pipistrello (quanto si usavano negli anni Ottanta/Novanta? Nella moda tutto sembra tornare), o se si opta per un creepy look alla scolaretta, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Desigual, per esempio, offre una vasta gamma di abiti scuri con il suo tradizionale marchio di fabbrica: una sana spruzzatina di colore brillante qua e là. Versace ha proposto due anni fa le mise da cheerleader: maglioni sportivi dai colori vivaci, minigonne cut-out. Osate con le unghie scure, il Rouge-Noir di Chanel direi che è un must adattissimo all’occasione, così come un bel rossetto rosso sangue. Ma anche il nero Velvet Passion Matte di Kiko che spopola da mesi sui social.