Con la Dottoressa Annalisa Peruzzi, Logopedista e LogoArtista
Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) è una patologia di origine neurobiologica particolarmente complessa. Stando ai dati O.N.Da (Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna), l’incidenza nel mondo dell’ADHD è pari al 5,3% della popolazione. In Italia invece, la prevalenza si aggira intorno al 3-4%, che corrisponde a circa 270.000 – 360.000 bambini.
Tale disturbo, anche se definito “infantile”, non è unicamente pediatrico. La Dottoressa Annalisa Peruzzi, Logopedista, afferma infatti che “Emerge sin da bambini: l’esordio si nota in età prescolare, ad esempio, in cui il bambino potrebbe manifestare un comportamento irrequieto. Ma in realtà, si sviluppa lentamente nel corso del tempo. Pertanto se non diagnosticata in un certo lasso di tempo, le conseguenze potrebbero anche essere gravi, considerando che, quel bambino, un giorno sarà uomo”.
I campanelli d’allarme iniziano a manifestarsi intorno alla scuola elementare, un periodo complesso nel quale, soprattutto i genitori devono prestare attenzione e osservare i comportamenti. Comportamenti che influiscono grandemente anche la sfera del linguaggio. Secondo quanto spiegato dalla Peruzzi, a differenza di come si crede, “Il linguaggio, il nostro modo di comunicare, essendo lo specchio di come siamo noi, è particolarmente influenzato dal disturbo…Una persona iperattiva, parla veloce, avendo la mente che viaggia alla stessa velocità…”
I tempi sono cambiati. E all’interno di questo processo evolutivo ancora cercano le cause di tale disturbo. “Sicuramente – aggiunge – è figlio dei tempi in cui viviamo, proprio perchè, siamo in una società che non ci permette di stare sul ‘qui ed ora’ a livello di concentrazione. Il ‘c’è sempre qualcosa da fare in mezzo alle cose da fare’ non ha portato anche il bambino – il futuro della società – a concentrarsi su ciò che si sta facendo in quell’esatto momento”.
Prevenire è importante. Prevenire tramite divulgazione. L’informazione è fondamentale cosi come l’osservazione, soprattutto per il processo diagnostico di quel bambino, che un giorno diventerà un uomo.