Criminal – mente: il raptus e l’omicidio premeditato, con l’Avvocato Eleonora Zito
Raptus: tra criminologia e diritto. Esiste davvero il raptus omicida? Cos’è? Qual è il punto di vista del diritto? Come interviene la legge in tal caso? Ecco l’analisi dell’Avvocato Eleonora Zito, specializzata in criminologia e psicologia forense.
Con estremo riferimento ai casi di cronaca nera che hanno ingentemente dominato lo scenario sociale dell’ultimo periodo, tra l’omicidio di Sharon Verzeni e la strage a Paderno Dugnano, è stato costante l’incauto riferimento al termine “raptus”, di contro al processo di “premeditazione”.
L’avvocato Eleonora Zito riferisce che “Il Raptus, in realtà, nell’ambito criminologico non esiste. Ma esiste invece il passato del ‘reo’, ossia della persona che commette il crimine. Ogni singolo individuo possiede un trascorso, ci sono diversi fattori che possono portare una persona a commettere un delitto efferato. Tra questi, le condizioni socio ambientali pericolose, uso di sostanze stupefacenti, abuso di alcool. Questioni che possono portare a compromettere la personalità del soggetto. Ma il raptus, inteso nell’ambito giudiziario quale perdita di consapevolezza dell’azione, non esiste, è un dato matematico”.
La perizia psichiatrica, secondo quanto sostenuto dall’Avvocato Zito, viene richiesta ogni qual volta che “Si commette un’azione omicidiaria, al fine di comprendere se la persona è effettivamente capace di compiere l’azione con consapevolezza o se eventualmente si è estraniata dai fatti”. I dati raccolti al termine di alcune perizie hanno dimostrato che “Il 95% delle persone che sono state sottoposte a controllo psichiatrico, risulta sano, capace quindi di intendere e volere e di premeditare con volontà una determinata azione omicidiaria”. Quando invece si verifica effettivamente il raptus (quel restante 5% delle volte), vuol dire che il soggetto che ha commesso il reato, è affetto da vari malesseri psicologici.
Il punto di vista del diritto
Nell’ambito del diritto invece, si parla di raptus nel processo di analisi delle attenuanti, ovvero le motivazioni che hanno portato il soggetto a compiere quell’atto omicida. “Le attenuanti però – continua l’Avvocato, si trovano solo se è presente il vizio della volontà, cioè se il soggetto, in quel momento, è veramente estraneo alla realtà”.
Il delitto Verzeni e il triplice omicidio a Paderno Dugnano: analisi della condotta, dell’intenzionalità e della psiche dei due criminali
Nel delitto di Sharon Verzeni, non si può in nessun modo parlare di raptus omicidiario. Il soggetto infatti era pienamente consapevole, cosciente. “Il raptus consiste nella perdita di lucidità e nella mancanza di intendere e di volere nell’esatto momento della commissione dell’atto”. Nella strage di Paderno Dugnano, il diciassettenne omicida, “E’ un ragazzo che manifestava un disagio psicologico, ma non per questo deve essere giustificato nell’ambito di un raptus, per avere delle attenuanti. Questo suo senso di malessere, nei confronti della famiglia, del fratello e della madre, hanno portato tutti gli inquirenti a pensare che non ci sia, nemmeno in questo caso un raptus. In lui, per quanto sia minore, c’è la piena consapevolezza, alimentata dalla pianificazione della strage stessa.” Questo caso infatti, è pilastro esemplare di un distacco dal mondo, marcato dalla mancanza di senso di appartenenza, e di volontà di affermazione rispetto agli altri, che spingono un soggetto a compiere un’azione del genere.