Il personaggio del giorno: Louis Armstrong – uno dei padri del Jazz
Considerato una figura chiave nello sviluppo del genere Jazz, oltre che una personalità imponentemente carismatica, Louis Daniel Armstrong nasce a New Orleans il 4 agosto 1901, anche se lui stesso ha sempre dichiarato di essere nato il 4 luglio, giornata dell’Indipendenza Americana. A detta di molti inoltre, precisa che il suo anno di nascita fosse il 1900: si invecchia di un anno e un mese, molto probabilmente per avere maggiori possibilità di ingaggio, quando era troppo giovane per farlo.
Armstrong cresce in un contesto di assoluta povertà, suo padre abbandona la famiglia molto presto, e sua madre, ancora adolescente e coinvolta in un circolo di prostituzione, decide di affidarlo ai nonni, con un passato immerso nella brutale schiavitù, assieme alla sorella Beatrice. Lui stesso porta qualche soldo a casa raccogliendo carta e resti di cibo che poi rivende ai ristoranti. La città in cui vive è estremamente dominata dalla segregazione, ma allo stesso tempo, è una città riconosciuta per la passione della musica afroamericana (ai tempi ragtime – tempo stracciato)…
All’età di sette anni inizia a lavorare suonando il corno che segna l’arrivo del tipico carro che consegna il carbone ai bordelli e qualche anno dopo finisce in riformatorio, dove conosce una personalità che lo immerge definitivamente nel mondo della musica: il Prof. Peter Davis. Quest’ultimo gli insegna a suonare la cornetta in maniera più appropriata. Da lì inizia ad essere ingaggiato per suonare alle sfilate, alle feste di compleanno e anche ai funerali. Armstrong impara ben presto, anche a leggere le partiture diventando a tutti gli effetti un musicista completo. Viene soprannominato “Satchmo”da “satch mouth” (bocca a sacco) perché riesce a gonfiare d’aria le sue guance in maniera impressionante, mantenendo un suono più stabile, lungo e potente.
Dopo essere stato notato da Joe King Oliver, uno dei cornettisti più famosi di quel tempo, il suo percorso si fa sempre più straordinario. Arriva a Chicago dove entra nella cerchia dei migliori trombettisti in circolazione: nei “ruggenti anni 20”, sebbene i musicisti sono ancora relegati al ruolo di intrattenitori, iniziano a liberarsi finalmente degli stereotipi razzisti dei ministrel show.
Ciò che contraddistingue Armstrong è il suo carisma, la sua presenza scenica, la sua voce profonda, potente e inoltre riesce sempre a conquistare il pubblico (che riempie i locali in ogni sua esibizione). Nel 1926, mentre è in studio di registrazione, il foglio con il testo della canzone che stava cantando, gli scivola a terra. Sospendere la registrazione e poi ricominciare avrebbe significato perdere tempo e soldi, quindi gli viene detto di continuare inventandosi qualcosa. Armstrong inventa così delle parole imitando il suono della tromba il “Heebie Jeebies” che rende famoso lo “Scat”, uno stile di improvvisazione cantata che Louis, ha poi introdotto al pubblico.
Nonostante il suo immenso successo, numerose sono le critiche e le polemiche, a causa del suo ruolo di celebrità afroamericana. Questo però, non prende il sopravvento in nessun caso. Nel 1968 partecipa al Festival di Sanremo (arrivando penultimo) che quell’anno era condotto per la prima volta da Pippo Baudo. Secondo alcune testimonianze, gli viene fatto credere che sarebbe stato un concerto come tanti altri e che la sua esibizione sarebbe stata solo l’inizio della serata. Scopre la verità solo quando viene accompagnato giù dal palco e riportato in albergo.
Il gigante della musica Jazz scompare il 6 luglio del 1971, prima di compiere 70 anni. La sua cerimonia funebre, tenutasi nel Queens, fu un evento nazionale a cui parteciparono Ella Fitzgerald, Dizzie Gillespie, Frank Sinatra e Bing Crosby.