Andrea Piazzolla, l’ex factotum di Gina Lollobrigida, ha “posto in essere in danno” della grande attrice “una articolata e potente opera di suggestione e di induzione sfociata nella nomina ad amministratore unico” di una società, “nella delega ad operare su tutti i conti correnti e nell’ampio mandato fiduciario ad amministrare ed implementare il suo patrimonio attraverso la compravendita e la locazione finanziaria di veicoli e gli altri investimenti che avesse reputato profittevoli”.
Lo scrive il tribunale monocratico di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui il 13 novembre scorso ha condannato Piazzolla a 3 anni di carcere per l’accusa di circonvenzione di incapace per aver sottratto beni dal patrimonio dell’attrice. Piazzola, si legge negli atti, aveva sviluppato con Lollobrigida “già a partire dall’anno 2010 e via via più significativamente, fino alla situazione di convivenza sotto lo stesso tetto protrattasi fino al decesso della persona offesa, un rapporto molto stretto, quotidiano, prolungato ed esteso ad ogni ambito della vita di quest’ultima”.