Secondo l’ultima indagine di Moneyfarm, una società di consulenza finanziaria indipendente con un approccio generale, circa il 52% degli italiani negli ultimi quattro anni non ha effettuato alcun investimento, lasciando così la liquidità ferma in banca, o meglio, infruttuosa. E la percentuale scende al 20% se si considera chi ha un patrimonio superiore a 50.000 euro.
Ci sono dei dati pubblicati dalla Banca d’Italia che parlano dell’alfabetizzazione finanziaria dei giovani tra i 18 e i 34 anni. Sui concetti economici come inflazione, tasso di interesse e diversificazione del rischio, risponde correttamente il 35% degli intervistati. Questo a dimostrazione di come può suonare strano, se non addirittura contraddittorio, che il Paese dei risparmiatori per antonomasia sia tra i peggiori nella classifica della competenza finanziaria.
O forse non è così e allora si potrebbe pensare a qualche altro motivo tutt’altro che virtuoso, se i conti correnti degli italiani sono tra i più pingui al mondo: non spendiamo perché siamo dediti al risparmio o perché, al contrario, non siamo abbastanza preparati?
Rapporto Edufin, i dati sull’educazione finanziaria
Secondo il rapporto Edufin del 2022, le conoscenze finanziarie nel nostro Paese rimangono molto basse, anche tra coloro che hanno redditi e titoli di studio più elevati” e addirittura tra i decisori solo il 44% possiede un’elevata conoscenza finanziaria.
Curioso è come anche la mappa della conoscenza finanziaria non sia omogenea: sono poco preparati donne, i residenti nel Sud e Isole, i soggetti con un basso titolo di studio e gli under 34. Da anni, però, si chiede di investire per potenziare l’educazione finanziaria: anche perché accrescere le conoscenze base sulla gestione e sulla programmazione delle risorse finanziarie personali e familiari, sui temi assicurativi e previdenziali è sempre utile, ma diventa priorità assoluta nel momento in cui bisogna capirne ancor di più, come nel caso di pandemie e guerre che rappresentano periodi di grandi cambiamenti in campo finanziario.