Carceri, da Viterbo a Trieste è rivolta contro sovraffollamento e suicidio (VIDEO)

In otto giorni, nelle carceri italiane, ci sono state quattro rivolte e solo nel mese di luglio, otto morti. Un sovraffollamento che è diventato ormai cronico e che necessita di urgenti interventi, uso di stupefacenti e farmaci, episodi di autolesionismo, suicidi.

Il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, ha esposto dei dati raccapriccianti: nelle 14 carceri del Lazio, il tasso di sovraffollamento a fine anno era del 138%, con punte del 170% in tre strutture. Le notizie che si ascoltano o si leggono sul tema sono molte, ma spesso vengono prese una per volte. Raggruppandole, ci si rende conto di come il fenomeno sia grave e che sempre più necessita di un intervento immediato.

Carceri, il caso di Viterbo e Trieste

Tra i tanti episodi, ce ne sono alcuni che fanno più eco. È il caso di Viterbo, dove la rivolta scoppiata dopo il rinvenimento di un detenuto senza vita ha devastato un’intera sezione. O ancora, andando fuori il confine laziale, c’è Trieste, dove gli ospiti hanno protestato per il caldo e i malori. Queste storie rappresentano solamente la punta dell’iceberg perché da anni si parla di scenari drammatici, edifici fatiscenti, gesti estremi, poca manutenzione delle strutture che lasciano pensare al fatto che le carceri sono abbandonate a sé stesse.

E anche se i problemi non sono sotto i riflettori quotidianamente, non significa che non ci sia un episodio ogni giorno che porti verso una riflessione dovuta. Infatti queste realtà avvengono continuamente e accomunano detenuti, ma anche agenti di polizia penitenziaria. Una situazione che va avanti da decenni e che rappresenta uno dei massimi fallimenti dello Stato, incapace di governare quanto accade dietro le sbarre perché in realtà non riesce ad amministrare un sistema carcerario che periodicamente finisce nel mirino delle istituzioni internazionali.

Le sanzioni e le condanne per la disumanità delle modalità di detenzione, continuano ad arrivare. La politica discute e si passa la palla come se stesse giocando, si arriva nelle migliori delle ipotesi a qualche misura svuota carceri, come amnistia e indulto, ma poi si va avanti come sempre, consapevole che per risolvere il problema delle carceri non bastano scarcerazioni di massa o promesse.

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