I lavoratori del settore cine-audiovisivo scendono ancora in piazza. Una nuova manifestazione, dopo quella di inizio giugno. Oggi, giovedì 27 giugno, l’appuntamento al parcheggio adiacente lo stazionamento di Piazza Mancini. Dove i lavoratori resteranno in presidio fisso per fare sentire la propria voce.
Lavoratori cine-audiovisivo, presidio a Piazza Mancini
Comitato Organizzativo lavoratori dello spettacolo #siamoaititolidicoda scrive in una nota: “Dopo la recente manifestazione del 4 giugno, avendo tentato più volte di sensibilizzare le istituzioni ad avviare dei dialoghi costruttivi per accelerare le fasi di emissione dei decreti attuativi e alla ricerca di misure di sostegno per il comparto del cine-audiovisivo, ancora più fermamente ritorniamo in piazza a manifestare, per far comprendere che non possiamo e non vogliamo sparire nel silenzio”.
Aggiunge il Comitato: “Lanciamo quindi un appello, invitando tutte e tutti ad aderire in modo pacifico, unito e corale, per ritornare a manifestare il 27 giugno, presso il parcheggio adiacente lo stazionamento di Piazza Mancini, in prossimità del Maxxi di Roma, dalle 17 alle 21, in concomitanza della premiazione dei Nastri d’Argento 2024″.
Conclude la nota: “Faremo un presidio statico, proprio davanti al Museo. II nostro intento è di far comprendere, ancora una volta, che il cinema non gode di buona salute e che più si va avanti senza concrete soluzioni e più le lavoratrici e i lavoratori con le loro famiglie si troveranno ad affrontare irrimediabili disagi economici, con gravi conseguenze anche nei confronti del settore stesso. II cinema lo facciamo noi e #siamoaititolidicoda!”.
La manifestazione di oggi fa seguito a quella del 4 giugno. In quell’occasione i lavoratori denunciavano che “migliaia di lavoratori del settore sono attualmente senza occupazione, ma soprattutto senza nessuna prospettiva futura a causa della gestione dei decreti ministeriali riguardanti il settore Cine-Audiovisivo” e per questo chiedono al governo un “sostegno economico da parte dello Stato, a fronte del ritardo nell’emissione dei decreti e conseguente rallentamento delle attività produttive che comportano una grave perdita sia in termini economici che in termini di anno contributivo a fini pensionistici”.