Un furto di ben 107 chili di cocaina. Abbastanza per spingere il boss di Casalotti a sequestrare e torturare i responsabili dello “sgarro”. Una delle vittime, Gualtiero Giombini, morì poche settimane dopo: era stato segregato per giorni in una baracca, lasciato al freddo senza abiti e massacrato.
Sequestri e torture dopo il furto di 107 kg di cocaina: condannato a 20 anni il boss di Casalotti
Il gup di Roma ha condannato a 20 anni con rito abbreviato Leandro Bennato, accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione e detenzione ai fini di spaccio di 107 chili di cocaina.
Il giudice inoltre ha inflitto una pena a 19 anni e 4 mesi a Elias Mancinelli e condannato altri cinque imputati a pene che vanno dai 7 anni e 4 mesi ai 4 anni e 10 mesi. Una sentenza che accoglie l’impianto accusatorio dei pm Giovanni Musarò ed Erminio Amelio.
Nell’inchiesta, coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia capitolina Michele Prestipino e Ilaria Calò, a Bennato si contesta l’accusa di sequestro a scopo di estorsione in relazione a tre diversi episodi commessi tra novembre e dicembre del 2022 per recuperare l’ingente quantitativo di cocaina che gli era stata sottratta.
Mandante del sequestro e regista
Secondo l’atto d’accusa dei pm, Bennato ha agito quale “mandante del sequestro” e “regista” di tutte le fasi esecutive, “dal momento in cui Giombini veniva privato della libertà personale, fino al momento della sua liberazione, disposta dallo stesso Bennato solo quando accertava che Giombini non poteva fornire ulteriori informazioni per consentire il recupero della droga sottratta”.
Il furto della partita di droga
Bennato era stato fermato ad aprile dello scorso anno a Ladispoli dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma che hanno condotto le indagini. Accusato, insieme con Elias Mancinelli di essere il ‘proprietario’ di 107 chili di cocaina che era stata sottratta a Gualtiero Giombini, l’uomo che la custodiva per loro.
Segregato per giorni in una baracca
In seguito al furto della cocaina, Bennato avrebbe tenuto segregato Giombini per diversi giorni all’interno di una baracca, privato degli abiti nonostante le temperature rigide e di averlo picchiato ripetutamente affinché rivelasse informazioni utili per recuperare la cocaina rubata liberandolo solo dopo aver indicato il nome di Cristian Isopo come uno dei soggetti indicati come responsabili del furto. Giombini morì poche settimane dopo essere stato sequestrato.
Legato a una sedia e picchiato
Bennato avrebbe poi sequestrato per circa dodici ore Isopo all’interno della stessa baracca in cui era segregato Giombini, legandolo ad una sedia e picchiandolo ripetutamente fino a quando non gli ha restituito 77 kg circa della droga rubata. Avrebbe infine sequestrato due donne A. B. e A. R., per farsi restituire altri 7,7 kg circa della partita rubata.
Una delle due donne fu liberata dopo circa 8 ore perché, secondo quanto ricostruito dalle indagini, era stata erroneamente sequestrata a causa dell’omonimia con la cugina. Oltre alla droga, per la liberazione, erano stati ‘restituiti’ circa 165mila euro provento della cessione di un’altra parte dello stupefacente sottratto.