Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita: via alle indagini

Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita: macabro e terrificante episodio presso la sede dell’ente che si trova all’Esquilino. Cosa è successo?

Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita
Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita

Un vero assalto alla sede della Pro Vita: è stato trovato un ordigno esplosivo e ora è partita subito l’indagine della Digos.

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Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita: cosa è successo

La polizia scientifica e gli artificieri hanno messo in sicurezza l’ordigno e lo hanno sequestrato: ma come sono andati i fatti?

Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita
Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita

Un assalto alla sede di Pro Vita e Famiglia all’Esquilino. Sono partite immediatamente le indagini della polizia per arrivare alla identificazione delle persone che hanno preso parte al blitz contro i locali di viale Manzoni a Roma.

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Tutto è successo sabato durante la manifestazione contro la violenza sulle donne voluta da Non una di meno.

Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita: al lavoro la Digos

La Digos sta cercando di ricostruire tutto per risalire a chi abbia introdotto l’ordigno esplosivo negli uffici. Nella giornata di domenica sono stati realizzati approfondimenti e studi delle immagini registrate dalla polizia scientifica.

Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita
Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita

Più o meno 200 persone, alcune a volto coperto si sono staccate dalla manifestazione contro la violenza sulle donne e da una prima ricostruzione la molotov sarebbe stata introdotta tramite un vetro rotto nella parte superiore della saracinesca d’ingresso.

Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita: la dinamica

Sul posto è giunte anche la polizia scientifica e gli artificieri che hanno messo in sicurezza l’ordigno e lo hanno sequestrato. Sulla sede di viale Manzoni sono state rinvenute scritte come “Aborto libero Acab”, o “Morite scegliamo aborto libero”, o ancora “Bruciamo i pro vita”.

Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita
Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita

Da quanto ricostruito dalla polizia, sabato, quando la testa del corteo era a piazza San Giovanni, duecento manifestanti che si trovavano in coda, alcuni anche a volto coperto, avebbero provato a forzare il blocco delle forze dell’ordine a protezione della sede di Pro Vita, cercando di arrivare allo scontro: hanno divelto le transenne e iniziato a lanciare fumogeni e bottiglie di vetro contro l’edificio e le forze ordine.

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Respinti dagli agenti in tenuta anti sommossa, i anifestanti non hanno desistito fin quando un’opera di mediazione da parte della polizia li ha fatti allontanare.

Ordigno esplosivo alla sede Pro Vita: il commento del portavoce

Fermo il commento del portavoce di Pro Vita e Famiglia Jacopo Coghe:

“Dopo i violenti e criminali attacchi transfemministi durante la manifestazione contro la violenza sulle donne di nonunadimeno , abbiamo rinvenuto un piccolo ordigno esplosivo dentro i nostri uffici, fortunatamente non entrato in funzione. Siamo sconvolti da questo vero e proprio atto terroristico, volto a intimidirci – dice su twitter -.

Quanto accaduto dimostra letteralmente l’ipocrisia dei movimenti femministi e transfemministi che hanno sfruttato i recenti fatti di cronaca per portare avanti un’azione intimidatoria contro la nostra onlus. Una violenza ancor più ingiustificata vista l’attività della nostra associazione: la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, la promozione della famiglia e la tutela della libertà educativa dei genitori. Ringraziamo le Forze dell’Ordine che sono prontamente accorse sul luogo mettendo in sicurezza la sede”.

E poi: “Ancora più ci aspettiamo dal sindaco Roberto Gualtieri e dal segretario del Pd Elly Schlein, che hanno partecipato alla manifestazione contro la violenza sulle donne, di prendere le distanze e condannare questi atti violenti e criminali”, prosegue Coghe.

“Li invitiamo a venire a trovarci e a vedere con i loro occhi la furia ideologica che, incurante della presenza della polizia, ha prodotto danni ingenti e solo per caso non ha trovato i nostri collaboratori presenti all’interno, che altrimenti sarebbe stati in serio pericolo. Quanto successo è un attacco non solo a noi ma alla libertà di pensiero e alla democrazia stessa, per questo rimanere in silenzio e non condannare il gesto significherebbe essere complici e avallare i gesti di questi criminali”.



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