A Roma, appena il 54% delle strutture destinate agli affitti turistici risulta in regola con l’obbligo del Codice Identificativo Nazionale (Cin), uno strumento istituito per garantire trasparenza e legalità nel settore. È quanto emerge da un’indagine condotta dalla Fondazione Isscon in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, con il sostegno del Sunia, che ha analizzato quasi mille immobili in dieci città italiane.
Turismo, i dati di Federconsumatori
Lo studio, realizzato nella prima metà di novembre, aveva l’obiettivo di verificare il livello di conformità degli immobili agli obblighi normativi, con particolare attenzione all’adozione del Cin e alle dotazioni di sicurezza. I dati raccolti tracciano un quadro preoccupante: a livello nazionale, soltanto il 52% degli immobili destinati agli affitti brevi, pubblicizzati sulle principali piattaforme di settore, è dotato del Cin.
Ancora più allarmante è la situazione sul fronte della sicurezza. Soltanto l’8,5% delle strutture rispetta contemporaneamente i requisiti del Codice Identificativo Nazionale e le norme relative alle dotazioni di sicurezza, come impianti a norma e dispositivi di prevenzione. Questo significa che appena un immobile su dodici risulta pienamente conforme.
Analizzando i dati su base territoriale, emergono notevoli differenze. Napoli si posiziona in fondo alla classifica, con solo il 32% degli immobili in regola. Seguono Firenze (37%), Bologna (48%) e Torino (51%). Anche Roma, con il suo 54%, non si distingue positivamente. Città come Venezia (57%), Lecce e Catania (60%) mostrano percentuali leggermente migliori, mentre il primato di conformità spetta a Milano, dove il 67% delle strutture ha ottenuto il Cin.
L’indagine sottolinea l’urgenza di una maggiore vigilanza e sensibilizzazione verso il rispetto delle norme, per garantire un settore più trasparente, sicuro e competitivo.