Matilde Serao: raccontare l’Italia con occhi da donna (VIDEO)

Il personaggio del giorno: Matilde Serao

Nata a Patrasso, il 14 marzo del 1856, Matilde Serao, scrittrice e giornalista, è stata la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidianoIl Corriere di Roma”, successivamente “Il Mattino” e “Il Giorno”.

La madre, Paolina Borrelli, fu una nobile greca decaduta e discendente dalla famiglia fanfariota degli Scanavi. Il padre invece, Francesco Saverio Serao, fu un avvocato e giornalista, pilastro esemplare per la carriera della giovane Matilde.

Sin da piccola infatti, visse l’ambiente della redazione di un giornale, accanto al papà. Nonostante questo però, a otto anni, non aveva imparato ne a leggere e e ne a scrivere. Riuscì solo successivamente. La sua prima esperienza lavorativa arrivò quando, dopo aver conseguito il diploma magistrale nel 1874, vinse un concorso come ausiliaria ai Telegrafi di Stato, per aiutare economicamente la sua famiglia. La sua passione per la letteratura non tardò ad arrivare: iniziò con brevi articoli nelle appendici del “Giornale di Napoli”, successivamente passò ai bozzetti e alle novelle, firmandosi con lo pseudonimo “Tuffolina”.

Gli esordi come scrittrice

A soli ventidue anni, terminò la sua prima novella, che decise di inviare al “Corriere del Mattino”. In quegli anni, ebbe l’opportunità di conoscere e stringere una forte amicizia con l’attrice Eleonora Duse, tanto da rimanerle vicino anche nei momenti di grande difficoltà. Ben presto decise di trasferirsi a Roma, per tentare di arrivare ad una svolta per la sua vita e per la sua carriera. Anche qui trovò una importante opportunità presso il “Capitan Fracassa”, sul quale scrisse davvero di tutto, dalla cronaca rosa alla critica letteraria. Divenne nota con un altro pseudonimo: “Chiquita”, frequentando ambienti mondani e salottieri.

Matilde Serao: intraprendenza e indipendenza

In un tempo in cui l’apparenza dominava sull’essenza, la sua fisicità e la grossa risata, non la favorirono del tutto in questi ambienti. Al contrario però, nelle riunioni, la sua fama di donna indipendente ed intraprendente, suscitò interesse e un’immensa ammirazione. “Quelle damine eleganti non sanno che io le conosco da cima a fondo – scrisse la giovane Matilde – che le metterò nelle mie opere; esse non hanno coscienza del mio valore, della mia potenza…” – ideesocietacivile.it. Il libro che la rese realmente famosa al pubblico, fu “Fantasia” del 1883, e il critico Edoardo Scarfoglio di lei scrisse che: “si può dire che essa sia come una materia inorganica, come una minestra fatta di tutti gli avanzi di un banchetto copioso, nella quale certi pigmenti troppo forti tentano invano di saporire la scipitaggine dell’insieme”.

Tutto questo, portò la scrittrice a rendersi conto che il suo passato da “studiosa incompleta” influenzava di gran lunga il suo modo di scrivere. Con Scarfoglio poi nacque una relazione che suscitò pettegolezzi in quel periodo. Si sposarono nel 1885 ed ebbero quattro figli maschi. Nonostante le gravidanze, Matilde non si fermò mai, pubblicando importanti romanzi. La loro relazione portò inoltre ad un importante sodalizio professionale: insieme fondarono il “Corriere di Roma”. Il giornalismo per la donna, era un terreno fertile, fatto di osservazioni, costumi, spunti che poi portava nei suoi romanzi.

Da Il Mattino a Il Giornale

Dopo aver lasciato il giornale, fondarono “Il Mattino” che uscì con il primo numero, il 16 marzo del 1892. Anche qui usava firmarsi con diversi pseudonimi come “Gibus” (cappello a cilindro), “Riccardo Joanna”, “Giuliano Sorel”, “Chiquita”. Dopo una serie di vicissitudini e scalpori, la sua relazione con Scarfoglio si interruppe e Matilde conobbe un altro giornalista, Giuseppe Natale con il quale ebbe una figlia (Eleonora, in onore della sua amica Eleonora Duse). Al suo fianco fondò “Il Giorno”. Quel momento fu ingentemente importante: si distingueva dal rivale “Il Mattino” per essere più pacato e raramente polemico. Riscosse un buon successo.

Dopo la morte di Scarfoglio, si sposò con Natale. Morì ben presto anche lui, rimanendo sola ma continuando con grande entusiasmo il suo lavoro. Nel 1926 fu candidata al premio Nobel per la letteratura. Tale candidatura però fu fermata da Mussolini a causa delle sue posizioni anti-fasciste. Il nobel infatti fu in seguito assegnato a Maria Grazia Deledda. Morì l’anno successivo a causa di un infarto, proprio mentre scriveva.



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