Il rischio di una nuova tassa c’è ed è sempre più imminente: si tratta della tassa che interesserà il web. Da anni è oggetto di discussione ed ha l’obiettivo di andare a colpire i grandi colossi, ma sembrerebbe che ad andarci di mezzo sono proprio le piccole e medie imprese, alle quali verrà applicata una quota aggiuntiva alle già innumerevoli tasse da pagare.
Le tasse sono fondamentali per mandare avanti un Paese. Su questo non si discute. A mandare avanti un Paese, però, sono anche le imprese che si trovano ad avere a che fare con le stesse tasse e il dilemma è uno: quando se ne pagano troppe – o il sistema fiscale ha delle storture – la tassazione può danneggiare ed addirittura affossare l’intera economia? Proprio nel Paese Italia si trova la risposta.
Fare impresa in Italia è sempre più difficile, anche se tutti siamo consapevoli di quanto un’attività sia fonte di benessere per i lavoratori, per il territorio circostante. In Europa siamo tra i Paesi più tartassati, con una percentuale che oscilla tra il 42 e il 47%. E qui c’è già la prima contraddizione: a seconda della fonte che si consulta, il livello della pressione fiscale – cioè il rapporto tra l’ammontare del prelievo operato dallo Stato e dagli altri enti pubblici sotto forma di imposte, tasse e tributi, per il finanziamento della spesa pubblica e il Prodotto interno lordo – può cambiare sensibilmente soprattutto per le aziende, che denunciano una tassazione ancora più pesante rispetto a quella applicata alle famiglie.
Da anni cerchiamo di abbassare la pressione fiscale, quasi un miraggio e un’impresa, giocando con le parole. Ma d’altronde le imprese sembrano essere sempre meno tutelate, con il rischio, quindi, di scoraggiare chi ne voglia avviare una. Ciò che più fa arrabbiare gli italiani è che peggio di noi in Europa ci sono solamente Francia e Danimarca, ma se ci si dovesse trovare a fare il raffronto con la qualità dei servizi pubblici di questi due Paesi, si andrebbe incontro ad un’indignazione maggiore. Tra gli effetti collaterali di tasse troppo alte, c’è il fatto che le famiglie con i loro stipendi hanno meno soldi da spendere – non a caso abbiamo tra i salari più bassi – le aziende sono penalizzate e meno competitive. In giro per il continente, ci sono stati europei che hanno tassazioni molto più convenienti ed è il motivo per il quale molte aziende scelgono di aprire la loro sede legale all’estero.
Web Tax, l’incontro in Senato a Roma
In questo contesto già penalizzante, il governo italiano pensa ad una nuova tassa, quella sul web: pensata per i colossi come Amazon e Google che fanno affari da noi ma pagano poche tasse e altrove, alla fine la nuova gabella riguarderà tutte le imprese che hanno una dimensione anche digitale. Nel corso di una conferenza stampa, svoltasi in Senato, è intervenuto il Presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo, che ha presentato il report del Centro Studi di Confimprenditori, intitolato “L’impatto della Web Tax sulle Pmi”. Secondo questo documento, la tassa prevista dalla Legge di Bilancio rappresenta un danno per le organizzazioni fondamentali del Made in Italy. La tassa rischierebbe di penalizzare le pmi rispetto alle grandi aziende.