Prende il via oggi il laboratorio di scrittura creativa “Scrivo quindi sono vivo”, dedicato alle detenute del carcere di Rebibbia. L’iniziativa, parte del progetto “Roma e/è la sua anima popolare”, è promossa dall’Ufficio di scopo “Giubileo delle persone e partecipazione” e organizzata dalle associazioni Momo e Il Viandante.
Roma, laboratorio di scrittura a Rebibbia
Il laboratorio offre alle partecipanti uno spazio per raccontare il proprio vissuto, prendendo ispirazione da grandi autori della letteratura. Al centro delle attività c’è il tema della fantasia, intesa come strumento per trasformare la scrittura in un atto di sopravvivenza emotiva. Attraverso le parole, le detenute possono esplorare emozioni, riflessioni e ricordi, riscoprendo la propria voce interiore.
Il programma prevede sei incontri condotti da Gianmarco Mecozzi e Marica Fantauzzi, esperti in percorsi di scrittura e formazione. Durante le sessioni, le partecipanti lavoreranno su testi personali, stimolate da esercizi creativi e confronti con la letteratura. Oltre agli incontri, il laboratorio culminerà in due eventi speciali che uniscono arte e spettacolo, aperti anche al pubblico esterno.
Andrea Catarci, Responsabile dell’Ufficio di Scopo Giubileo delle Persone e Partecipazione del Gabinetto del Sindaco di Roma, ha dichiarato: ”In Italia sono aumentate le persone detenute – attualmente circa 61.800 – e insieme sovraffollamento, pene, fattispecie di reato, autolesionismo e suicidi: 83 detenuti e 7 agenti si sono tolti la vita nel 2024. Viceversa, si sono ridotti il ricorso alle pene alternative e le progettualità mirate al reinserimento, con gravi conseguenze sintetizzabili in due numeri: a fronte di un tasso di recidiva generale del 70% torna a delinquere solo il 2% dei detenuti in possesso di un contratto di lavoro. E se con il Decreto “Caivano” il governo Meloni ha già prodotto l’aumento dei minori reclusi – attualmente sono 570 rispetto ai 496 di dicembre 2023 e ai 381 di dicembre 2022 – con il Ddl “Sicurezza” si accinge a fare lo stesso per le persone adulte, prefigurando una società con ‘più carcere per tutti’. Al contrario è tanto più necessario moltiplicare le iniziative di scambio tra il ‘dentro’ e il ‘fuori’, rafforzare la presenza di associazioni e volontariato, potenziare i percorsi di reinserimento sociale e lavorativo, promuovere un’azione decisa verso il governo nazionale affinché attui condoni di pena e vari l’amnistia per i reati minori e pene sotto i 3 anni”.
E ancora: ”A Roma tra meno di un mese aprirà un’apposita porta santa proprio nel carcere di Rebibbia, voluta da Papa Francesco per rianimare le persone private della libertà all’interno di quel Giubileo 2025 indetto con il significativo “Spes non confundit”, la speranza non delude, a indicare la necessità di rianimare la speranza nel concreto della vita delle persone, di tutte le persone, comprese quelle private della libertà. Prendiamolo in parola e facciamo che sia anche il ‘Giubileo dei reclusi”’.