Per un Paese come l’Italia, con oltre 8mila chilometri di costa, l’ambiente marino è un tesoro da proteggere, ma anche un’opportunità da valorizzare e negli ultimi anni questa consapevolezza è cresciuta: ciò che arriva dal nostro oro blu è prezioso e proprio a Fiera di Roma dal 16 al 18 ottobre 2024, in occasione di Blue Planet Economy Expoforum – in contemporanea con ZeroEmission Mediterranean 2024 – se ne è potuto apprezzare il valore.
Il mare, una risorsa fondamentale su cui l’Italia può contare su più fronti, è parte di quello che viene considerato il nostro oro blu, espressione con la quale si fa riferimento più in generale all’acqua. Questa espressione, insieme alla sua definizione, evidenzia come l’acqua – risorsa importante, ma anche basilare e prioritaria – sia un bene comune dell’umanità, ma allo stesso tempo rappresenti un interesse economico che in un certo qual modo viene paragonato ad un bene di consumo e di mercato.
Parlando di numeri, il 71% della superficie terrestre è coperto da acqua, ma quest’ultima non è distribuita in maniera eguale e quindi non accessibile allo stesso modo dalle varie popolazioni. È un problema ormai atavico che nei tempi è arrivato a rappresentare un vero e proprio allarme, nello specifico un allarme idrico. La causa principale è da imputarsi alla difficoltà di accedere alle risorse disponibili, difficoltà che proviene sia dalla distribuzione non uniforme sia da alcuni fattori come la crescita demografica, la povertà, gli investimenti, i conflitti, le politiche e molto altro. Resta fermo il principio che attorno all’acqua, in particolare al mare, ci sono varie realtà interessate a ciò che può offrire un bene prezioso come questo ed è fondamentale mettere al centro delle discussioni sul tema un modello, ossia la blue economy, meglio conosciuta come economia blu. Con essa, si vede sviluppare un modello di economia dedicato alla creazione di un sistema economico sostenibile attraverso l’innovazione tecnologica. E in questo ambito, l’economia del mare è una risorsa che genera ricchezza, che porta occupazione e innovazione seguendo un modello collaborativo e sostenibile. Offre costantemente occasioni di crescita a imprese, piccole, medie e grandi start up, ai giovani e ai vari settori che ne vengono coinvolti.
Cos’è la Blue economy?
“Noi sappiamo che soprattutto in un Paese come il nostro ci sono migliaia di imprese che lavorano grazie al mare o grazie all’apporto costiero – ha raccontato ai microfoni di Radio Roma Mauro Giustibelli, exhibition manager Blue Planet Economy Expoforum -. Quindi hanno una ricaduta sull’ambito marino o marittimo. Non tutte queste, però, fanno blue economy. Appartengono ad essa solo quelle realtà che fanno realmente innovazione.” E il mare, almeno per l’Italia e per altri Paesi, rappresenta una risorsa eccezionale e non solo per l’economia. “Il mare per l’Italia è una dimensione fondamentale dal punto di vista storico, culturale, del turismo, dell’economia, dei rapporti coi Paesi vicini – ha detto Paolo Quercia, dirigente centro studi Mimit, Focal Point CIPOM -. È forse una delle nature identitarie della cultura e dell’economia italiana. Ci definiamo come un Paese europeo nel Mediterraneo, quindi per noi il mare è un mare specifico. Una volta si diceva ‘nostrum’, oggi è un mare ovviamente molto più internazionalizzato, molto più globalizzato. È, però, la porta che noi abbiamo per la globalizzazione.”
Regione Lazio, regione da primato nella Blue economy
Compresa l’importanza dell’acqua, nello specifico del mare, è doveroso fare un passo verso quelle che sono le realtà che vi ruotano attorno e solo in questa maniera ci si rende davvero conto del ruolo strategico che rivestono nell’economia. La Regione Lazio, a tal proposito, ne è un esempio per così dire “da primato”, in quanto ha numeri definiti tali. Con il suo lavoro, promuove politiche formative, di crescita occupazionale e di sviluppo economico nei relativi settori di attività.
Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio, ha parlato in occasione della fiera di numeri importanti: “La Regione Lazio è la prima regione in Italia in termini di imprese nella Blue economy, parliamo di oltre 35mila imprese, medie, piccole e anche piccolissime. In più, circa 150mila addetti per un fatturato che stando ai numeri disponibili, supera gli 8 miliardi di euro.” Pochi giorni fa, infatti, a margine della presentazione del Piano Operativo 2024 per lo sviluppo della Blue Economy e i finanziamenti ai Comuni litoranei e isolani della Regione Lazio, la vicepresidente della Regione Lazio e assessore a Sviluppo economico, ha parlato di “quasi 13 milioni di euro per i 24 Comuni costieri della Regione Lazio: si tratta di un piano d’azione per la Blue Economy con una dotazione di 2 milioni e mezzo di euro e un piano infrastrutturale per il litorale con una dotazione finanziaria di 10 milioni di euro. È un piano d’azione ad ampio spettro per dare la possibilità ai Comuni di fare progetti ecosostenibili, magari per affrontare il problema delle plastiche nell’acqua, nel mare, ma anche interventi infrastrutturali come piste ciclabili, parcheggi o anche azioni di innovazione al servizio della Blue Economy“.
Civitavecchia e non solo: tra sfide e obiettivi
La Regione Lazio, per di più, ha sul suo territorio una delle sedi più importanti tra le aree portuali: si tratta di Civitavecchia, che è “il primo porto crocieristico del Mediterraneo, il secondo in Europa e il terzo nel mondo” ha proseguito la vicepresidente. Le aree portuali, che sono una delle realtà più importanti che si inseriscono nel panorama della Blue economy, hanno un ruolo fondamentale soprattutto nei vari ambiti del nostro vivere quotidiano. “In questo momento storico particolare sia per le instabilità geopolitiche sia per la transizione ecologica ed energetica, noi possiamo svolgere un ruolo importante – ha riferito Pino Musolino, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale – soprattutto se sappiamo cogliere le occasioni con rapidità e trasformare le sfide in opportunità. Bisogna lavorare e cooperare con tutti i livelli istituzionali, dal governo nazionale al governo regionale, a livello europeo quando e se possibile, con gli enti locali, con le imprese che nel nostro caso sono gli stakeholder di riferimento.”
E se le aree portuali sono una delle realtà più importanti che girano attorno al mondo della Blue economy, bisogna considerare – in particolare in questo determinato periodo – anche tutto il comparto delle industrie che da sempre ha un ruolo strategico in una delle più grandi sfide del secolo: la decarbonizzazione, ossia quella sfida che a parole è semplice, ma nei fatti lo è un po’ meno. “È un tema che a noi sta molto a cuore perché ci sentiamo investiti direttamente da questo processo di transizione energetica che ci vede coinvolti, con le nostre imprese, dalle grandi imprese fino alle piccole e alle micro aziende che sono impattate in maniera importante da questo percorso di transizione, e poi perché ci piaceva e ci piace affermare il lavoro che facciamo quotidianamente, ossia quello di proporre e cercare di concretizzare dei progetti importanti di sviluppo sostenibili.” Lo ha riferito Cristiano Dionisi, presidente della Piccola Industria di Unindustria.
Tra gli stand di Blue Planet Economy Expoforum si è parlato anche di un’altra sfida, quella della dissalazione: consiste in un processo di rimozione della frazione salina da acque che contengono sale. Spesso, infatti, si attua il processo in acque marine in maniera tale da poterla impiegare per un uso alimentare, industriale e così via. Lo ha specificato Leonardo Manzari, National Hub per l’Italia iniziativa WestMed, che afferma quanto sia importante procedere verso questa soluzione per affrontare la crisi idrica.
Dietro i progetto che rientrano in un modello di economia blu, un ruolo strategico lo rivestono le realtà che si occupano di Blue finance, ossia di finanza blu che attraverso la comprensione dei servizi ecosistemici che vengono generati, può progettare dei meccanismi per occuparsi della protezione, conservazione e ripristino degli ecosistemi costieri, marittimi e oceanici. Qui il compito degli esperti è fondamentale per indicare la strada corretta o più adatta alle varie realtà che se ne occupano. Proteggere l’economia blu è quindi un imperativo morale, ma è anche una grande opportunità finanziaria che se gestita nella maniera corretta, può creare una sinergia importante sia per l’ambiente sia per la salute.
E il turismo sostenibile come rientra nella Blue economy?
Chi ha sentito parlare di Blue Route? Se ne è discusso molto in Fiera ed è un termine riguarda proprio uno straordinario progetto di turismo culturale sostenibile. “Abbiamo fatto un passo avanti notevole perché proprio nel contesto regionale, quindi attraverso la partecipazione dell’assessorato allo sviluppo economico, la partecipazione di LazioInnova, 10 comuni del litorale della Lazio, abbiamo effettuato questa prima presentazione dello studio di fattibilità della Lazio Route, che è un percorso identificativo culturale, fisicamente percorribile attraverso i criteri del turismo lento, che si articolerà per valorizzare beni archeologici e naturalistici e paesaggistici di borghi marinati del Lazio.” Lo ha affermato Massimo Castellano, presidente Associazione MAR.
Le prime 10 tappe coinvolgono nove comuni laziali e tra questi, otto sono borghi marinari di eccellenza. Si parte da Montalto di Castro, ai confini con la Toscana, e si scende verso Tarquinia, per poi articolare una straordinaria esperienza di turismo slow passando per Allumiere, Civitavecchia, Santa Marinella, Ladispoli, Cerveteri, Fiumicino – Fregene, prevedendo un ingresso nella Capitale passeggiando lungo le rive del fiume Tevere. Il Presidente del GAL Mare Lazio Pesca, Marco Maurelli, ha sottolineato il ruolo fondamentale per la Regione Lazio dei partenariati pubblici e privati promossi nell’ambito delle operazioni di filiera collegate al turismo costiero.
Blue e green possono essere distinte?
Attorno al nostro oro blu gira un mondo incommensurabile che inevitabilmente coinvolge tanti settori che si occupano di innovazione e sviluppo. Per questo quando si parla di economia blu bisogna far riferimento ad un altro colore, per così dire, il verde: pensare al mare come completamente distaccato dalla terra è impossibile proprio perché strettamente connessi. È quello che è emerso dalla cerimonia di premiazione del “Blue Ambassador Award 2024”, un premio nazionale, a cura dell’Associazione MAR, in collaborazione con Fiera Roma, ENEA e ITSSIXCELLENCE, che attribuisce un riconoscimento all’impegno di manager, ricercatori, operatori del terzo settore e studenti, che si sono distinti per progetti e studi innovativi nel campo della Blue Economy.
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Per la giuria, ci si è avvalso di affermati professionisti e giovani studenti. “Abbiamo premiato – ha spiegato Cristian Chiavetta, Responsabile Laboratorio Sostenibilità e Circolarità ENEA e membro della giuria – soluzioni innovative in ambito blue economy, con particolari ricadute in contesti sociali ed ambientali”.
Zeroemission Mediterranean edizione 2024
Sul tappeto rosso della fiera, si è svolta Zeroemission Mediterranean, occasione fondamentale per tutti i professionisti del settore delle rinnovabili di incontrarsi nella Capitale. L’evento ha portato in mostra le principali aree produttive del settore green e i comparti coinvolti nella transizione energetica. Tanti gli appuntamenti: più di 20 incontri, suddivisi nelle tre giornate, che hanno coperto i temi più attuali della transizione energetica.
“La combinazione con Blue Planet Economy – ha raccontato Luca Pardi, responsabile del cts di Zeroemission Mediterranean – è dovuta al fatto che entrambe le fiere sono dedicate alla sostenibilità e alla decarbonizzazione. Blue Planet Economy Expoforum con un taglio dedicato all’economia del mare e quindi alla sostenibilità per quanto riguarda il mare, i bacini, la risorsa idrica. La sinergia è venuta naturale in quanto Zeroemission si occupa della decarbonizzazione dall’energia, quindi lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili.” Lo ha confermato anche Marco Comelli, responsabile delle conferenze di Zeroemission: “Noi siamo energia rinnovabile. Questa fiera nasce per occuparsi di tutte le energie rinnovabili, soprattutto quelle legate alle risorse naturali, ossia il sole, il vento, l’acqua, e così via.”
Novità dell’evento è stata la collaborazione con Roma Drone Conference, evento leader nel segmento dei droni e della mobilità aerea innovativa, giunto alla decima edizione.
“I droni sono macchine elettriche, quindi sono macchine green e si sposano perfettamente con la filosofia di questa fiera – ha raccontato Luciano Castro, presidente di Roma Drone Conference -. In secondo luogo vengono utilizzate per una molteplicità di impieghi, sia nell’ambito civile sia in ambito militare, ad esempio il controllo del territorio, l’agricoltura, il soccorso, la sicurezza. Noi siamo venuti qua quest’anno a raccontare le ultime novità delle tecnologie dei droni in Italia, come va questo mercato e soprattutto un focus su attività molto nuove, cioè il trasporto merci con droni e il trasporto passeggeri con quelli che chiamano gli aerotaxi e che dovrebbero anche in futuro collegare l’aeroporto di Fiumicino con il centro della città.”
Le fiere, e questa lo ha dimostrato, offrono una grande opportunità: “Le fiere – ha affermato Pietro Piccinetti, AEFI (Associazione Esposizioni e Fiere Italiane) – sono uno strumento fondamentale per l’internazionalizzazione, ma anche e soprattutto per lo sviluppo dei territori. Oggi siamo un po’ alla fiera 5.0: dallo sviluppo dei territori siamo passati allo sviluppo dell’internazionalizzazione sui mercati esteri per ciò che riguarda l’industria.”