La sezione famiglia del Tribunale di Roma affronta una crisi senza precedenti, con tempi di attesa che superano di gran lunga i limiti previsti dalla legge. Mentre la normativa stabilisce che le prime udienze per le separazioni giudiziali dovrebbero avvenire entro 90 giorni, nella pratica si attende almeno un anno. La causa principale risiede nella carenza di magistrati e nella priorità assegnata alla sezione immigrazione: con oltre 7.000 casi annuali, il carico è insostenibile ed evidenzia l’urgenza di una revisione delle risorse destinate alla giustizia familiare.
Tribunale di Roma, carenza di giudici e sovraccarico di lavoro
La sezione famiglia del Tribunale di Roma è composta da soli 9 magistrati, rispetto agli 11 previsti dall’organico più il presidente. L’entità del personale risulta del tutto insufficiente per gestire un volume di lavoro che, tra il 2023 e il 2024, ha superato le 7.000 cause annue.
A peggiorare la situazione, come evidenzia Il Messaggero, il numero di casi pendenti che ha raggiunto quota 7.500, creando ulteriori ritardi e ostacolando l’efficienza del sistema giudiziario. La complessità delle cause, spesso legate a minori e situazioni familiari delicate, richiederebbe una maggiore attenzione e risorse dedicate per garantire una risposta adeguata.
Priorità alla sezione Immigrazione del tribunale
Dal 2017, la sezione immigrazione del Tribunale civile di Roma è considerata una priorità, anche a causa della legge che ha ratificato il protocollo con l’Albania e della crescente mole di richieste di protezione internazionale.
A questa sezione sono stati assegnati 10 nuovi giudici, lasciando però scoperta la sezione famiglia. Secondo una circolare del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), la redistribuzione delle risorse è necessaria per rispondere in modo tempestivo alle richieste di protezione internazionale, ma questo ha inevitabilmente rallentato la gestione degli altri procedimenti.
Critiche alla pianificazione ministeriale
Il plenum del CSM ha giudicato inadeguata la pianificazione ministeriale riguardo alle risorse destinate ai tribunali della famiglia. Basandosi su dati statistici del 2020-2022, il Ministero ha sottovalutato l’impatto della nuova normativa sulla gestione dei flussi migratori e dei procedimenti correlati, entrata in vigore nell’ottobre 2024.
Questa analisi non ha tenuto conto dell’aumento dei carichi di lavoro nella giustizia familiare. Il CSM ha richiesto una revisione delle risorse per garantire una distribuzione più equa e sostenibile, con un piano straordinario da concludere entro il 2026 per rispettare gli obiettivi del PNRR.