Tre mesi non sono tanti, ma sono comunque qualcosa per chi sta vivendo con l’incubo di uno sfratto sulla testa. In via del Gonfalone ieri si è tirato un sospiro di sollievo, lì dove in pieno centro a Roma, Unione Inquilini è riuscita a rinviare lo sfratto della signora Anna, una donna invalida ultra 65enne con dei gravi problemi di salute, alla quale era stato chiesto di uscire dalla propria casa.
“Io da qui non me ne vado, devono trascinare fuori il mio cadavere.” Ha detto a gran voce la signora Anna con voce ferma e decisa. Alla fine per lei è arrivato il rinvio. Tre mesi, quindi, guadagnati – per così dire – non in maniera semplice dato che l’appartamento dove lei si trova è di proprietà del capitolo di San Pietro, ente che aveva chiesto l’immediato rilascio dell’immobile.
“Noi, come Unione Inquilini, ci batteremo affinché sia garantita la possibilità alla signora Anna di mantenere un alloggio adeguato e dignitoso e quindi continueremo a perseverare sulla strada che ci ha indicato lo stesso Papa Francesco, ovvero che bisogna portare solidarietà a tutte le persone che si trovano in precarietà abitativa – afferma a gran voce Silvia Paoluzzi, segretaria nazionale Unione Inquilini – Per questo chiediamo un’interlocuzione direttamente con il Vaticano, con Papa Francesco e chiediamo anche al Comune di rispettare quella mozione approvata che chiede il rinvio dello sfratto per tutte quante le persone interessate, durante il periodo del Giubileo”
Il dramma della crisi abitativa a Roma: c’è o no un piano casa?
Si può chiamare piaga quella che sta prendendo piede a Roma attorno alle questioni abitative, che inevitabilmente inonda vite, storie, persone che si ritrovano a dover cercare un altro posto dove abitare o addirittura attendere in graduatoria per tanto, troppo tempo.
“È vero che noi abbiamo oltre sei sfatti al giorno, abbiamo tantissime famiglie che vivono nelle graduatorie. Basti contare che ci sono 18.600 famiglie che vivono in graduatoria e a fronte di questo, ci sono stati nell’ultimo anno solamente 87 assegnazioni. È chiaro che per avere un alloggio pubblico, bisogna aspettare tantissimo tempo questo è inaccettabile.”
Un piano casa c’è e dovrebbe essere strategico per il diritto all’abitare. Il piano dovrebbe garantire la casa a chi ne ha bisogno, combattere le disuguaglianze e sostenere quel diritto alla casa, al lavoro e allo studio (che vengono da sé come conseguenza) che sono alla base della vita di un cittadino. Sta di fatto che “il Comune di Roma – spiega Silvia Paoluzzi – già due anni fa aveva sottoscritto un piano casa che mirava ad incrementare il patrimonio pubblico nella nostra città, un patrimonio pubblico che deve soddisfare le persone che vivono nelle occupazioni, che subiscono uno sfratto, che vivono nei residence. Sono tante le criticità a cui purtroppo questa amministrazione non riesce nella maniera più assoluta ad andare incontro, sia perché non pianificano sia perché non riesce a mettere a terra alcun risultato.”
Troppe persone, come Anna, in precarietà abitativa
La storia della signora Anna è lo spunto da cui partire per una riflessione più profonda. La verità è che troppe persone in questo momento stanno vivendo storie e situazioni in condizioni di precarietà abitativa, di una situazione che a Roma può essere considerata una piaga. “Noi perseveriamo, saremo a fianco della signora Anna e attraverso la storia della signora Anna vogliamo denunciare il fatto che purtroppo, nella nostra città, troppe persone stanno subendo uno sfratto per rincorrere il profitto degli affitti brevi che è diventata una vera piaga. È chiaro che il libero mercato immobiliare ha fallito, le persone che vivono nel nostro Paese in povertà assoluta, infatti in affitto, sono un milione di famiglie alle quali bisogna dare delle risposte strutturali, bisogna dare delle case popolari.”