Marco Antonio Procopio, noto chirurgo estetico romano, torna a far parlare di sé con un post enigmatico su Instagram, a poche settimane dalla morte della 22enne Margaret Spada, deceduta dopo un intervento di rinoplastica. Nonostante le gravi accuse di omicidio colposo, esercizio non autorizzato e presunti tentativi di depistaggio, il messaggio social ha scatenato una valanga di commenti solidali da parte dei suoi follower.
Le indagini della Procura hanno evidenziato mancanze documentali e protocolli inadeguati nello studio del chirurgo, situato all’Eur. Tra gli elementi più compromettenti, una mancata autorizzazione sanitaria regionale, errori nella gestione dell’emergenza e una possibile cancellazione di prove durante i giorni successivi al tragico intervento.
La posizione di Procopio si aggrava ulteriormente per presunti pagamenti in nero, che sarebbero stati frequenti nella pratica del suo studio. Mentre l’inchiesta prosegue, la reazione sui social riflette un’immagine del medico ancora sorprendentemente positiva per molti: pazienti e conoscenti continuano a difendere pubblicamente la sua professionalità.
Il caso Procopio resta emblematico di un fenomeno che mescola reputazione digitale e responsabilità legale, uno specchio preoccupante della nostra società.