La cosca di ‘Ndrangheta dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica (RC) si era infiltrata anche nel business dei carburanti a Roma. Il clan, attraverso prestanomi, acquistava infatti con i proventi derivanti dall’evasione fiscale dei distributori di benzina dove praticare prezzi più bassi del mercato e alterando anche in maniera sleale la concorrenza.
Tra le 25 persone raggiunte da ordinanza cautelare, nell’operazione della Guardia di Finanza di Roma, sette sono in carcere, fra loro tre sono legate da vincolo familiare proprio al boss della cosca. Un vincolo che veniva fatto pesare, negli affari più complicati, come una pesante e grave minaccia.
Il lavoro dei finanzieri, su delega della Procura capitolina e della Direzione Distrettuale Antimafia, ha permesso di scoprire un sistema di frode fiscale e autoriciclaggio praticato da società definite cartiere, quelle imprese che emettono fatture per operazioni inesistenti, società di carta, appunto, che acquistano, vendono, e dopo qualche anno spariscono sperando di non lasciare tracce, ma tenendo in pancia l’IVA mai versata allo Stato.
Secondo l’accusa, le cinque società individuate nell’indagine erano riuscite a incamerare 7 milioni di euro in due anni, un patrimonio ora sequestrato e ottenuto commercializzando carburante.