Tra i depositi di carburante a Roma c’era una rete criminale coordinata dalla ’ndrangheta, che controllava milioni di euro con frodi fiscali e metodi mafiosi. All’alba è scattato il blitz del Gico della Guardia di Finanza, che ha portato a sette arresti, 12 ai domiciliari e 7 milioni di euro sequestrati.
Un colpo durissimo per il clan Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica, che aveva trasformato la Capitale in una pedina del suo scacchiere economico. Le accuse sono pesanti: frode carosello sull’Iva, emissione di fatture false, riciclaggio e autoriciclaggio, con l’aggravante del metodo mafioso.
Il blitz, coordinato dalla Procura di Roma, è arrivato al culmine di un’indagine che ha illuminato il lato oscuro di un settore vitale come quello dei carburanti. I depositi di benzina e gasolio della Capitale, da cui dipendono gli spostamenti quotidiani di milioni di romani, erano diventati strumenti di riciclaggio e dominio mafioso. Non si tratta solo di frodi al fisco: il controllo dei depositi permetteva di influenzare l’intero mercato, con ricadute devastanti per la concorrenza e per l’intera economia locale.