Parole. Sono solo parole. “… e fingersi felici in una vita che non è come vogliamo. E poi lasciare che la nostalgia passi da sola. E prenderti le mani e dirti ancora. Sono solo parole, sono solo parole, sono solo parole, le nostre. Sono solo parole… “ così recita parte del testo di una delle canzoni più intense di Noemi. Ma cosa si cela dietro l’espressione ripetuta “Sono solo parole”? Lo abbiamo chiesto alla Dottoressa Danyla De Vincentiis, parent coach professionista.
”Prendiamo spunto da questa canzone perchè c’è un problema enorme nelle relazioni. In tutte le relazioni: quello di comunicare. Il problema di riuscire a far arrivare all’altro, quello che noi vogliamo dire. Comunicare, secondo l’ etimologia, vuol dire proprio ‘rendere noto’, ‘esprimere’. Quindi noi, attraverso la comunicazione, andiamo ad esprimere quello che proviamo, quello che pensiamo, i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Quando non riusciamo a farlo, quando nella comunicazione non c’è tutta una parte emotiva-affettiva, rimangono appunto, ‘solo parole’”.
Quanto ci si aspetta che l’altro ci capisca?
In tutte le relazioni quindi, a prescindere se si tratti di una coppia, di una amicizia o di un rapporto fra genitori e figli, esiste sempre un’astista tendenza, contaminata da numerose aspettative. Si pretende, o ci si aspetta, per l’appunto, che l’altro possa di base capire ciò che noi diciamo. “Soprattutto con le persone con cui abbiamo delle relazioni molto forti e molto intime, ci aspettiamo che ci capiscano al di là delle parole. Ci aspettiamo che ci capiscano al di là di quelli che sono i nostri comportamenti. E come se in qualche modo, ci si trincera dietro al ‘Devi capirmi per forza, mi conosci bene. Quindi sai come sono fatto, non puoi non comprendermi, non puoi non capirmi… “
Incomprensione ed interpretazione
Oggi, all’interno dell’immensa rivoluzione comunicativa, ampliata sempre di più dai Social, è difficile anche solo comprendere il tono di un messaggio di testo, che, logicamente andrebbe interpretato. “Oggi – continua la De Vincentiis – è ancora più facile cadere nell’errore di interpretare un concetto, piuttosto che andarlo a capire veramente. Già a metà frase, ad esempio, io ho già capito tutto. Sono già pronto a rispondere: ecco in questo caso io non sto facendo del bene a questa relazione nel momento di confronto. In realtà sto facendo del male, perchè vado ad interpretare in base a quelli che sono i miei sentimenti ed i miei vissuti, che probabilmente non sono gli stessi di chi mi sta difronte. Per meglio dire, non mi pongo nemmeno in ascolto, per comprendere ciò che l’altro vuole realmente dire”.
In questo modo, si mette davanti a tutto e tutti, il nostro vissuto, oscurando completamente quello degli altri e quindi, non ci avviciniamo per nulla a quell’effettivo e concreto processo di comprensione.
Il segreto di una buona comunicazione
”Io credo che il segreto di una buona comunicazione parta proprio dall’ascolto. Nel momento in cui mi metto veramente in ascolto dell’altro. Ascoltare significa stare vicino, comprendere il suo punto di vista, fare delle domande. E soprattutto, non stare nella condizione di aver pronta la risposta. Io posso anche avere una comunicazione con l’altro stando in silenzio, perchè anche il silenzio è una forma di comunicazione. Ascoltando e cercando solo di capire”.
Non esiste più comunicazione quando si alzano i toni. Non esiste più comunicazione quando si inizia a puntare il dito contro l’altro e a dare piena colpa, piena responsabilità all’altro. Astio e rancore non fanno parte della comunicazione. “Quando non si vuole comunicare, la responsabilità è di entrambi e quando si vuole comunicare, la responsabilità è allo stesso modo, di entrambi”.