Rifiuti radioattivi, il Lazio detiene oltre il 30% del totale
Ospite in collegamento: Roberto Scacchi, presidente di “Legambiente Lazio“
Preoccupano i dati relativi alla quantità di rifiuti radioattivi nel Lazio. L’inventario nazionale del 2023 sarebbe, infatti, al rialzo rispetto all’anno precedente: si tratta di dati che, annualmente, gli operatori (ai quali compete la responsabilità primaria della detenzione e gestione in sicurezza degli scarti) trasmettono all’Ispettorato.
Il volume nel nostro Paese è cresciuto nel 2023 di 1.504 metri cubi, con un aumento del 4,83% rispetto al 2022. Ed è il Lazio a detenere il volume maggiore: 10.549 metri cubi, il 32,30% del totale. Seguono Lombardia, Piemonte, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Toscana e Puglia. A crescere sono quelli a vita molto breve (+ 255,3 metri cubi), ad attività molto bassa (+ 891,29), ad attività bassa (+ 334,9) e ad attività media (+ 22,57).
L’impianto italiano con l’aumento maggiore è a Roma
L’impianto italiano in cui si registra l’aumento maggiore per quanto riguarda il volume di rifiuti radioattivi (+ 453,06 metri cubi) è Nucleco Spa, presso il Centro ricerca Enea della Casaccia (a Roma): la causa del rialzo risiede anche nel trasferimento presso i suoi depositi dei rifiuti radioattivi provenienti dal deposito della ex Cemerad di Statte (a Taranto), dove continuano le attività di messa in sicurezza degli scarti pericolosi e la bonifica del sito da parte del commissario straordinario.