Nino Manfredi: la storia del D’Artagnan ciociaro (VIDEO)

Il personaggio del giorno: Nino Manfredi

Tra i più importanti ed apprezzati colossi del cinema italiano, Saturnino Manfredi, meglio conosciuto come “Nino”, nacque a Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone, il 22 marzo del 1921. Nel corso della sua brillante carriera è stato in grado di impersonare ruoli drammatici e al tempo stesso comici, imponendosi anche come uno dei pilastri esemplari della Commedia all’Italiana assieme a Vittorio Gassmann, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni ed Ugo Tognazzi.

Nino proveniva da una famiglia di contadini: il padre Romeo Manfredi, era arruolato in pubblica Sicurezza, dove raggiunse il grado di maresciallo. Si iscrisse come semiconvettore al Collegio Santa Maria, dal quale scappò diverse volte e fu costretto così a terminare gli studi da privatista fino al 1937, quando si ammalò gravemente di tubercolosi. Restando a lungo in sanatorio, Nino imparò a suonare un banjo che lui stesso costruì, ed entrò in un piccolo complesso a plettro dell’ospedale. All’interno del sanatorio ci fu inoltre un’esibizione della compagnia teatrale di Vittorio De Sica: da questa rimase letteralmente folgorato, tanto da appassionarsi al mondo artistico della recitazione.

Nino Manfredi: gli esordi a Teatro dopo la laurea in legge

Come molti degli artisti esordienti della tv, del teatro e dello spettacolo, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ma la sua propensione per il palcoscenico sembrava sempre avere la meglio. Diversamente da altri però, dopo una serie di vicissitudini, riuscì a laurearsi con una tesi in diritto penale, ma non eserciterà mai la professione. Nel frattempo si era iscritto anche all’Accademia nazionale d’Arte drammatica, dove si diplomò e grazie alla quale ebbe la possibilità di esordire finalmente al Teatro Piccolo di Roma.

Tra grande e piccolo schermo

A partire dal 1951, insieme a Paolo Ferrari e Gianni Bonagura, formò un noto terzetto con il quale si esibì nei varietà radiofonici, in molti spettacoli del Teatro di rivista e della commedia musicale. Alla fine degli anni cinquanta, era riuscito a lavorare anche al fianco di Corrado Mantoni, Aldo Fabrizi, Delia Scala e Bice Valori. Per vederlo protagonista indiscusso del grande schermo cinematografico però, bisogna tronare indietro al 1949, quando recitò in “Torna a Napoli” di Domenico Gambino, seguito da “Totò, Peppino e la… malafemmina” che gli portò un notevole successo.

Divenne un volto noto della televisione italiana in cui ha trovato spazio anche nel settore degli spot pubblicitari (caroselli per baci perugina e caramelle Rossana), del doppiaggio e un grande regista sia cinematografico e teatrale.

Morì a causa di numerose complicazioni causate da un ictus  il 4 giugno del 2004. “I suoi occhi, grandi e profondi, resteranno indelebili più di mille copioni”.

NinoCuriosi

  • Fusse la volta bbona”, fu il tormentone con il quale lanciò la sua popolarità a Canzonissima nel 1959: interpretava un barista di Ceccano, Ciociarissimo, che gli permise di aprire le porte del cinema;
  • E’ stato perfettamente in grado di passare dal teatro di rivista alla commedia musicale, dalla tv al cinema e alla regia, con il suo mitico mottoAmo i lavori difficili, se non sono complicati non mi stimolano, non li accetto”;
  • Avvicinatosi alla musica da bambino, con il mitico banjo di sua creazione, nel 1970 a Sanremo, Nino propose al pubblico “Tanto pe Cantà” che gli valse l’ovazione e un ricordo tra i momenti più iconici della storia del Festival;
  • Nella sua carriera da doppiatore, ha prestato la sua voce anche allo stesso Marcello Mastroianni in “Parigi è sempre Parigi”;
  • Veniva soprannominato dai colleghi “L’orologiaio” per il suo essere pignolo nel suo lavoro, un cesellatore. Fu anche per questo che riusciva a raggiungere risultati straordinari;
  • Il suo esordio alla regia du nel 1962 con “L’avventura di un soldato” una pellicola tratta da un racconto di Italo Calvino.


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