L’Intelligenza artificiale si sta diffondendo sempre più e anche la sanità non fa eccezione: in fondo, sono mondi strettamente legati da un filo sottile, ma anche molto discusso. L’intelligenza artificiale aiuta o non aiuta nelle attività quotidiane gli operatori del settore? È una delle infinite domande che ci si è posti durante Welfair, evento che oggi vede la sua ultima data a Fiera di Roma.
Mai come in questo momento storico la IA è considerata e temuta allo stesso tempo, ma se ci si ferma a ragionare su quali siano i vantaggi della stessa, è facile capire che può aiutare e non necessariamente essere un nemico.
“L’intelligenza artificiale in campo medico e cardiovascolare è potenzialmente uno strumento utilissimo per connettere il paziente e le popolazioni di pazienti all’area medica e clinica, cioè al bisogno di salute – ha affermato ai microfoni di Radio Roma Gianluca Testa, professore all’Università del Molise -. Noi possiamo interpretare i segnali che vengono dall’intelligenza artificiale nell’ottica della sostituzione del medico o nell’ottica del supporto al medico e sono due contesti complementi diversi.”
I dati che raccoglie l’intelligenza artificiale sono utili alla ricerca scientifica, ad esempio, e ad altri strumenti per trovare delle soluzioni per alcune patologie.
“La possibilità di estrapolare nuove conclusioni basandoci sui calcoli che questi motori sono in grado di produrre è di fondamentale utilità – continua il professor Testa -. I contesti su cui bisogna focalizzarsi sono le popolazioni e quindi l’ulteriore stratificazione delle persone in base al rischio date le loro caratteristiche. Dall’altra parte è utile il supporto all’attività del medico che invece va molto più focalizzato sulle reali esigenze mediche in grado di migliorare la qualità dell’assistenza al paziente.”
La sanità e la burocrazia
Probabilmente fare dell’intelligenza artificiale uno strumento a servizio della sanità non può essere circoscritto ad un elemento in particolare o ad un aspetto definitivo, ma viene da sé che la burocrazia sia un aspetto chiave su cui riflettere.
“Dal lato amministrativo – puntualizza Gianluca Testa – noi avremmo bisogno dell’intelligenza artificiale per connettere tutto quello che c’è da sapere su un individuo compresa la parte di salute dal punto di vista medico. I motori di intelligenza artificiale sono delle potenzialità di calcolo enormi.”
Ma la burocrazia resta uno degli aspetti più ostici quando si parla di intelligenza artificiale perché la paura degli operatori è quella di essere sostituiti come lavoratori. Ma è anche vero che determinate pratiche possono essere supportate dai nuovi strumenti tecnologici che risolverebbero uno dei problemi ormai cronici per la sanità: la lentezza.
“L’intelligenza artificiale, andando ad assimilare una quantità enorme di dati, come strumento può aiutare l’addetto a svolgere le pratiche burocratiche dando delle risposte a tutte le domande, fornendo dei contenuti – ha raccontato a microfoni di Radio Roma Alberto Bozzo, responsabile per la protezione dati personali in strutture ospedaliere -. Il tutto ovviamente sotto la supervisione dell’uomo e sotto la sua supervisione dell’operatore perché l’intelligenza artificiale può commettere anche degli errori che si chiamano allucinazioni. Può aiutare, ma non deve essere un sostituto al lavoro quotidiano.”
E per come conosciamo oggi lo strumento dell’Intelligenza artificiale, “non sostituirà mai l’uomo. La fiaba secondo la quale l’intelligenza artificiale sopprimerà posti di lavoro oggi è una fantasia. L’intelligenza artificiale viene utilizzata per colmare quelle lacune a livello di personale e professionale che oggi ci sono nel mercato. Può aiutare ma deve esserci sempre il controllo umano.”