Sciopero della scuola il 31 ottobre, si scende in 40 piazze contro i tagli in manovra
Ospite in collegamento: Mario Rusconi, Presidente “Anp – Lazio”
Si prospettano nuovi tagli e sacrifici per la scuola a partire dal prossimo anno. La nuova manovra di bilancio 2025 sta già innescando fiumi di polemiche e c’è già uno sciopero in programma, quello del 31 ottobre. A scendere in piazza saranno docenti, presidi e studenti.
E lo fanno perché dal prossimo anno si dovrà rinunciare a 5.660 insegnanti e a 2.174 fra amministrativi, tecnici e ausiliari. Una sforbiciata messa in pratica con un blocco parziale del turn-over: meno assunzioni a fronte di pensionamenti. I più preoccupati sarebbero i sindacati, secondo cui la sforbiciata potrebbe avere conseguenze negative soprattutto sul potenziamento della didattica.
Vero è che diminuiscono anche gli alunni a causa del calo demografico che sta affrontando l’Italia (e si prospetta che scenderanno ancora in futuro, con 1,4 milioni in meno nel 2032), ma è altrettanto vero che il presente appare particolarmente allarmante. Sulla scuola si continua ad investire sempre meno, o meglio: si continua ad investire poco sugli aspetti che ne garantirebbero la sopravvivenza. Qualche esempio concreto: i nostri insegnanti sono quelli pagati meno in Italia, scuole fatiscenti, assenza di palestre e mense, gite scolastiche sempre più care (e dunque non accessibili a tutti). E si potrebbe continuare per molto.
Ci sarebbe poi la questione dell’abbandono scolastico, in tantissime realtà territoriali italiane i ragazzi smettono di andare a scuola e le ripercussioni sono tante e immaginabili.
Il ministero rassicura: i posti saranno ripristinati
Il ministero dell’Istruzione, intanto, cerca di calmare le acque assicurando che si tratta di una misura transitoria e lasciando intendere che in futuro i posti persi saranno ripristinati. Se ne saprà di più durante la discussione della manovra in Parlamento, ma è chiaro che la stretta fa parte della richiesta fatta ai ministeri di limitare le spese (intorno al -5%) e al freno alle assunzioni (in sostituzione di chi va in pensione) che tocca tutta la pubblica amministrazione.
A fare da contraltare, tuttavia, ci sarebbero i soldi assegnati alla scuola per la stabilizzazione dei professori di sostegno (25 milioni nel 2025 e 75 nel 2026), quelli per l’aumento degli stipendi con i rinnovi contrattali e per estendere ai precari il bonus da 500 euro (Carta del Docente) per l’aggiornamento professionale (60 milioni).