Quando si parla di gioco d’azzardo, si parte sempre con un occhio pregiudizievole nei confronti del tema. Questo perché probabilmente spesso si parla delle questioni inerenti l’argomento affidandosi a dei numeri che permettono una fotografia solo parziale del fenomeno. I numeri, infatti, in questo caro riguardano un fenomeno che non necessariamente si sviluppa alla luce del sole.
I dati del gioco d’azzardo
Nel caso del gioco d’azzardo, per esempio, gli unici dati certi che abbiamo arrivano dall’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli: il 2022 è stato un anno d’oro per il settore in Italia e il giro d’affari per lotterie, scommesse, superenalotto, slot machine, gratta e vinci, poker, puntate sportive e casinò online ha superato i 136 miliardi di euro. A questi, vanno aggiunti i 33 miliardi di euro che si stima siano appannaggio delle attività clandestine e quindi illegali.
Sono cifre da capogiro perché significa che con tali dati, i cittadini spendono più per il gioco che per esempio per i beni alimentari – spesa che ammonta a 160 miliardi annui -. La domanda che ci si pone in questo frangente è: chi ci guadagna? In questo scintillante giro di soldi, guadagnano i giocatori fortunati, le società che gestiscono i servizi e lo Stato che incassa 15 miliardi di euro in tasse, ossia tre volte di più di Germania, Francia, Spagna e Regno Unito.
La verità è che siamo un grande luna park, in un Paese dove fino a qualche anno fa si poteva giocare solo in 4 casino, sulle navi da crociera oppure fare la schedina e sperare nella lotteria di capodanno.
C’è un conto, però, che nessuno vuole guardare: quanta gente si rovina per l’azzardopatia, perché da giocatore compulsivo manda in rovina famiglie, aziende e rapporti personali per sfamare l’istinto irrefrenabile di giocare? Le stime ci sono, ma da anni la politica sembra non volerle prendere atto.