Ventiquattro ore di sciopero per i lavoratori della scuola. Braccia incrociate il prossimo 31 ottobre per il comparto Istruzione e Ricerca. Lo sciopero generale vedrà il personale scolastico, universitario e degli enti di ricerca fermarsi in tutta Italia.
Scuola, a Roma la protesta principale
L’iniziativa, organizzata dalla Flc Cgil con il supporto di altri sindacati come Fisi, Cub Sur, Cib Unicobas e Unicobas Scuola e Università, prevede presìdi, manifestazioni e flash mob in oltre 40 città del Paese. A Roma, la protesta principale si svolgerà davanti al Ministero dell’Istruzione e del Merito a partire dalle ore 10.
Il movimento di protesta coinvolgerà non solo le scuole statali ma anche le accademie, i conservatori e gli istituti non statali associati all’Aninsei (Associazione Nazionale Istituti non Statali di Educazione e Istruzione). La data è stata ufficializzata il 24 ottobre scorso dal Ministero, che ha reso noto lo sciopero e i possibili disagi in tutto il Paese.
I motivi dello sciopero
Gianna Fracassi, segretaria generale di Flc Cgil, all’Adnkronos, ha spiegato i motivi dello sciopero: “La legge di bilancio, presentata in Parlamento nei giorni scorsi, di fatto non prevede risorse aggiuntive per i rinnovi contrattuali 2022-2024. Ne deriva che per il personale dei settori del comparto ‘Istruzione e ricerca’ i finanziamenti disponibili restano quelli già previsti che consentano di coprire appena 1/3 dell’inflazione del triennio (cioè aumenti del 5,78% a fronte del 18% circa di inflazione). Viene imposto un taglio lineare del 25% del turn-over a tutte le amministrazioni pubbliche. Questo riguarderà in particolare l’Università, la ricerca e l’Alta formazione artistica e musicale con buona pace dei migliaia di precari che rischiano di non vedere prospettive di stabilizzazione”.
Ha aggiunto Fracassi intervistata dall’Adnkronos: “Per la scuola, invece, si procede con un taglio secco: ciò comporta una riduzione drastica della dotazione organica: 5.660 di docenti dell’organico dell’autonomia e 2.174 unità di personale Ata, una riduzione che andrà a peggiorare le già gravi condizioni in cui si svolgono le attività scuola. Tra l’altro in un contesto dove solo nel comparto scuola vi sono oltre 250.000 precari. E’ previsto, inoltre, un intervento sulla card docenti che viene estesa anche al personale supplente annuale con nomina al 31 agosto, escludendo gli oltre 140 mila docenti precari con nomina al 30 giugno. Ma il beneficio, oggi pari a 500 euro annui, potrà essere ridotto annualmente sulla base del numero dei docenti e delle risorse”.
Ha concluso la segretaria generale di Flc Cgil: “Infine per la scuola viene disposta l’istituzione di un fondo di 122 milioni per il 2025 destinato genericamente e fumosamente alla ‘valorizzazione del sistema scolastico’ e nella piena disponibilità del Ministro: non si comprende perché tale cifra non sia stata collocata nel Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, ampiamente tagliato in questi anni, per compensare il lavoro aggiuntivo del personale docente e per sanare l’incomprensibile esclusione del personale Ata. Il personale – conclude Fracassi – non può essere umiliato con aumenti risibili e assenza di prospettive per il precariato. Sono quindi confermate e rafforzate le ragioni dello sciopero del 31 ottobre: un Paese che non investe nell’istruzione, nella formazione e nella ricerca e nelle persone che vi lavorano non ha futuro”.