Ecco cosa mi ha fatto il vaccino (Con Emilia Padovano) (Video)

Ecco cosa mi ha fatto il vaccino. “A Viso Scoperto” puntata del 21/10/2024, con Emilia Padovano, danneggiata da vaccino. Trovi la puntata completa qui.

Emilia Padovano, che fa parte dell’associazione “Persone in cammino”, racconta la sua tragica esperienza con il vaccino Pfizer che le hanno provocato una paralisi facciale grave che la tormenta ancora oggi nonostante le cure ed un’operazione.

Neurodermite nervosa (tipo fuoco di Sant’antonio), papule su corpo e viso, stress ossidativo e cellulare, neuropatia delle piccole fibre, sono alcune delle patologie che l’hanno colpita e a cui ha dovuto far fronte.

Riconosciuto il nesso causale con il vaccino ma negato l’indennizzo

I danni permanenti da vaccino sono stati certificati da visite ed esami e le è stato riconosciuto il nesso causale da alcuni medici. Emilia racconta le difficoltà fisiche ed economiche in cui è precipitata, e che non si sarebbe mai aspettata godendo di ottima salute, dalle difficoltà a proseguire il suo lavoro ai soldi per affrontare visite, esami, operazioni e medicinali.

Le CMO, commissioni mediche ospedaliere militari, che sono solo sei in tutta Italia, Stanno rigettando quasi tutte le domande di indennizzo per danni da vaccino. Poi ci sono altri casi come il suo, a cui viene riconosciuto il nesso di causalità ma non l’indennizzo.

La domanda di indennizzo e la CMO

“Non ti vaccini ti ammali e muori, o fai morire …” Il mantra falso e bugiardo con cui Mario Draghi spingeva la popolazione a vaccinarsi, non contemplava la possibilità di reazioni avverse, perché il vaccino era sicuro ed efficace.

Mentre tra i militari che hanno rifiutato la vaccinazione c’è chi è stato accusato di diserzione.

Se volevi vaccinarti avevi interi Hub a disposizione ma se dopo il vaccino ti ritrovi con dei problemi di salute, nessuno si cura di te, nessuno ti ascolta, i medici tendono a negare la correlazione anche davanti all’evidenza. Così ti ritrovi malato e solo a scontrarti contro un muro di burocrazia e silenzio.

A partire dalla segnalazione all’Aifa che non è affatto una passeggiata, per arrivare alla richiesta di indennizzo e giungere alla CMO che deve valutare la correlazione e riconoscere l’eventuale indennizzo.

Ebbene quasi tutte le domande vengono rigettate, poi ci sono casi come quello di Emilia Padovano a cui viene riconosciuto il nesso di causalità ma non l’indennizzo. Come è possibile?

Prima di tutto le CMO devono inquadrare il danno e per farlo prendono come riferimento ciò che è stato dichiarato dalla casa farmaceutica negli attuali bugiardini dei “vaccini Covid”. Questo implica che se il nostro problema non è presente nei bugiardini addio indennizzo anche se la causa del nostro malessere è correlato alla vaccinazione.

Non solo perché le CMO devono rintracciare il danno tra le famose TABELLE PREVISTE per classifiche di infermità, già allegate al D.P.R. 23 dicembre 1978, n. 915. Testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra.

Sì avete capito bene, il riferimento non è a possibili patologie causate da farmaci ma ai danni derivanti dalla guerra, come per esempio la perdita di un arto, va da sé che per esempio le miocarditi, non esistono in quelle tabelle.

Emilia Padovano e il vaccino Pfizer su "La Verita" del 21 Ottobre 2024
Emilia Padovano e il vaccino Pfizer su “La Verita” del 21 Ottobre 2024

I termini per presentare la domanda

La Legge 210/92 stabilisce che i termini per presentare la domanda di indennizzo comincino a decorrere dal momento in cui il danneggiato risulta essere venuto a conoscenza della permanenza del danno e della sua correlazione causale a vaccinazione, trasfusione o somministrazione di emoderivati infetti. La prescrizione si realizza in 3 anni ad eccezione dei soggetti affetti da HIV per i quali il termine di prescrizione è decennale.

Il ricorso

Nel caso in cui si ritenesse di non concordare con il giudizio della CMO vi sarà la possibilità di fare ricorso. Il ricorso dovrà essere presentato entro 30 giorni dalla data di notifica del verbale della CMO.

Ricorso amministrativo e giudiziario

Esistono due diversi tipi di ricorso: quello amministrativo e quello giudiziario.

Il ricorso amministrativo ai sensi dell’art. 5 della Legge 210 deve essere inviato al Ministero della Salute entro il predetto termine di 30 giorni dalla notifica del verbale della CMO. Il Ministero trasmetterà la documentazione ricevuta dalla Regione all’Ufficio medico legale per il relativo parere tecnico. Il procedimento amministrativo terminerà con l’emissione di un decreto ministeriale e la sua notifica all’interessato.

Sarà possibile ricorrere anche contro il “nuovo” parere ministeriale. Questa volta il ricorso (giudiziario) dovrà tuttavia essere presentato dinanzi al Giudice del lavoro. Il termine per ricorrere è di un anno dalla data di notifica della decisione sul ricorso amministrativo.

Nella puntata Emilia Padovano entra nel dettaglio del suo ricorso evidenziando le incoerenze e le assurdità dell’intero processo, ma spiega anche nel dettaglio tutte le fasi per arrivare in CMO.

 “A Viso scoperto” va in onda tutte le sere, dal lunedì al venerdì, alle 23.00, in replica il giorno successivo alle ore 11.00 escluso il sabato mattina. Contatti: avisoscoperto@radioroma.it



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