Mery Shelley, la donna rivoluzionaria (VIDEO)

Donne nella storia, Mery Shelley la rivoluzionaria

Ospite in collegamento: Cinzia Giorgio, direttrice di “Pink Magazine Italia

Suo padre si chiamava William Godwin ed è stato un filosofo e scrittore politico, sua madre si chiamava Mary Wollstonecraft ed è stata una famosa femminista e autrice, ma non l’ha mai conosciuta perché morì poco dopo la sua nascita. Suo padre si prese cura di lei e delle sue sorellastre Fanny e Jane.

Purtroppo, la matrigna non vedeva la necessità di istruire Mary più del necessario. Lei, però, si ritrovava spesso a leggere vicino alla tomba della vera madre, libri che prendeva in prestito dalla vastissima libreria del padre. Dalla lettura, nacque la passione per la scrittura.

Una vita da adulta

Durante l’estate del 1812, andò in Scozia per stare con un amico del padre e la sua famiglia: qui conobbe la vera felicità e tranquillità familiare. Nel 1814, Mary conobbe Percy Bysshe Shelley, studente di suo padre, si innamorarono ma la loro fuga d’amore non fu presa bene dalla famiglia, perché lui era sposato. Lottarono per il loro amore e affrontarono la perdita della loro bambina solo un anno dopo dal primo incontro. Soffrirono moltissimo. Solo l’estate successiva, in Svizzera con amici, la vita di Mary cominciò a cambiare radicalmente: era un giorno di pioggia, insieme a Percy aveva letto un libro di storie di fantasmi e da lì iniziò a lavorare a Frankenstein.

Quando la moglie di Percy morì prematuramente, si sposarono nel dicembre del 1816, anno in cui Mary pubblicò un diario di viaggio in ricordo della loro fuga d’amore in Europa. Continuò, nel frattempo, con la scrittura di Frankenstein che debuttò nel 1818; molti pensarono che fosse stato il marito a scrivere il libro, per gli ideali del tempo. Fu un grande, grandissimo successo, una vera rivoluzione che trattava argomenti importanti: disperazione, amore, accettazione, egoismo ma anche perdono, generosità e bellezza, la bellezza dell’animo umano che è quanto di più importante possa esserci.

Tutto doveva continuare nel migliore dei modi, invece Mary non ebbe una vita felice, l’unica serenità la ritrovò nel figlio Percy Florence: dovette affrontare la morte del marito alla sola età di ventiquattro anni. Mary lavorò duramente per mantenere se stessa e il figlio, scrisse molti altri romanzi. Se ne andò per sempre da questa terra a causa di un cancro al cervello il 1° febbraio del 1851, in Inghilterra. Una parte di lei, però, rimarrà nella storia di Frankenstein: questa lotta continua tra un mostro e il suo creatore che è e sarà per sempre una parte importante e imprescindibile della cultura popolare.

Le donne non sanno guidare? Colpa dell’effetto Badeer-Meinhof

Donne al volante…eccetera, eccetera. Perché saper guidare è considerato un lavoro da uomini? Francesca Vecchioni, laureata in Scienze Politiche, è giornalista, attivista dei diritti umani e consulente sulle tematiche Diversity & Inclusion. Ha fondato e presiede DiversityLab, organizzazione no-profit impegnata a promuovere l’inclusione. Ha ideato i Diversity Media Award e il Divercity Brand Summit.

Cos’è l’effetto Baader-Meinhof?

Chi non conosce le classiche battute quali: “Donne e motori, gioie e dolori” oppure “Donne al volante, pericolo costante”. Chiaramente ciò lascia intendere che le donne non sappiano guidare. Ma è davvero così? O semplicemente è l’ennesimo luogo comune che mette tutti d’accordo.

Francesca Vecchioni nel suo libro “Pregiudizi inconsapevoli” risponde a questo interrogativo. “La convinzione che le donne non sappiano guidare è logicamente una generalizzazione” afferma l’autrice. La conseguenza è che spesso sono proprio le donne a convincersi di questo. L’ennesima dimostrazione che la nostra mente non funziona in modo obiettivo. Per intenderci, il nostro cervello trattiene solo una parte delle informazioni. Ovvero quelle che supportano le nostre convinzioni.

Vecchioni ci spiega che “se crediamo che le donne non sappiano guidare, tenderemo a prestare maggiore attenzione agli errori commessi dalle donne guidatrici rispetto ai colleghi uomini”. Le donne non sanno guidare? Colpa dell’effetto Baader-Meinhof, detto anche “illusione di frequenza”. Si tratta di una vera e propria illusione. Il libro di Francesca Vecchioni ci fornisce un esempio pratico.

“Abbiamo deciso di comprare quell’auto, proprio quel modello lì, e guarda caso, ora la vediamo ovunque.” E’ proprio questo l’effetto Baader-Meinhof. L’illusione di frequenza è quando qualcosa di cui si è appena scoperta l’esistenza tende a manifestarsi subito dopo. Appunto, con un’insolita frequenza. Al di là di tutto sono i fatti la vera risposta. Una ricerca del Vias Institute ha rilevato che le donne sono meno frequentemente coinvolte in incidenti stradali rispetto agli uomini. Inoltre secondo i dati, i sinistri che coinvolgono le donne, comportano la metà del tasso di mortalità rispetto agli uomini.

Questa è la dimostrazione che le nostre convinzioni deformano la realtà. “Essere consapevoli di questi meccanismi mentali, nonché conoscere gli errori a cui conducono, è il primo passo per comprendere meglio la realtà e le altre persone – conclude l’autrice – dunque il primo passo per rendere il mondo più inclusivo”.

Moda, i 5 must-have

Ci sono alcuni personaggi, nati dalla fantasia di brillanti sceneggiatori, che hanno contribuito a fare la storia della moda. Qualche esempio? Sarah Jessica Parker, alias Carrie Bradshaw di Sex and the City; Meryl Streep alias Miranda Priesly di Il Diavolo veste Prada e ancora Leighton Meester alias Blair Waldorf di Gossip Girl. Perché ci piacciono tanto? Le ragioni sono varie e torneremo sull’argomento, ma oggi ci limitiamo a dire che queste tre icone di stile ci piacciono perché sanno sempre cosa mettere e come abbinare scarpe, borse e abiti (oltre a essere tre donne piene di grinta, ma questo sarà l’argomento di un altro articolo).

Bene, si diventa un’icona di stile quando si sa valorizzare al massimo il nostro fisico, mettendo in evidenza (anziché nasconderli) i nostri difetti. Ci sono a tal proposito alcuni capi e alcuni accessori che ci permettono di sentirci sempre à la page. VCi sono cinque must have che proprio non possono mancare nel nostro armadio.

Leggili qui.

 

 



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