Laboratorio per bambini trans? E se fosse una finestra di Overton? (VIDEO)

A “Camelot – una Tavola Rotonda per la Verità” abbiamo analizzato l’iniziativa dell’Università Roma Tre di un laboratorio per bambini trans, mettendo in luce i rischi connessi a simili attività.
Secondo il Comitato Nazionale Psicologi per l’Etica, la Deontologia e le Scienze Umane, per come è stata presentata, tutta la vicenda potrebbe avere le caratteristiche di una finestra di Overton.

Che cos’è la finestra di Overton?

Ce lo ha spiegato nel corso della puntata di Camelot, la psicologa Luisa Benedetti, componete del Comitato Nazionale Psicologi. Si tratta di una tecnica di manipolazione di massa e di ingegneria sociale individuata da uno studioso statunitense, Joseph Overton.
L’obiettivo è quello di far accettare alla popolazione una teoria, una tesi o un fatto inaccettabile, fino a farlo diventare non solo accettato, ma addirittura la norma all’interno di una collettività.
La tecnica procede attraverso diverse fasi, portate alla luce proprio da Overton.

La vicenda del laboratorio per bambini trans può essere una finestra di Overton?

La dottoressa Benedetti, nella vicenda del laboratorio per bambini trans, ha ravvisato proprio le fasi tipiche individuate da Overton nei suoi studi. Andiamo per gradi, come suggerito dalla psicologa nel corso della puntata.

Il primo passaggio è la diffusione in rete di una locandina in cui si annuncia un imminente “laboratorio per bambin* trans e gender creative” dai cinque ai quattordici anni; a supporto dell’iniziativa la locandina fa riferimento a figure autorevoli e menziona l’approvazione del Comitato Etico di Ateneo. Allo stesso tempo la locandina rimanda a una ben nota simbologia: arcobaleni, bambini di diverse etnie, elementi di natura. Nella grafica viene fornito un messaggio: chi vuole ed è interessato ha la possibilità di scrivere “per ulteriori informazioni o adesioni” a un indirizzo di posta elettronica.

Dopo la diffusione della locandina emergono nel pubblico intense reazioni emotive: indignazione, proteste, schieramenti, appelli, comunicati, articoli, diffide, raccolta firme e manifestazioni.

A quel punto subentrano le controreazioni: in una nota stampa, il Rettore afferma che l’evento è già in corso da tempo e riservato a un gruppo di sette bambini “con identità di genere non normativa”, le cui famiglie sono volontarie e consenzienti. La locandina avrebbe dovuto essere una “bozza” per uso interno.
Il Rettore minaccia azioni legali “a fronte di notizie palesemente false”. In una successiva intervista denuncia che l’Università di Roma Tre è vittima di una sorta di “caccia alle streghe”.
Parallelamente, si susseguono espressioni di solidarietà verso l’Ateneo e le famiglie coinvolte, sulle quali si costruisce una narrativa di vittimizzazione. Le voci critiche vengono politicamente connotate, nonché strumentalizzate e stigmatizzate, come “obnubilate”, violente, disinformate, transfobiche e ascientifiche.

L’epilogo dell’intera vicenda qual è? L’evento, definito parte di un progetto pioniere, si svolge ugualmente, ma in un luogo segreto e con modalità sconosciute.

Tutta la vicenda è la conseguenza di un malaugurato incidente o è stata aperta una finestra di Overton? Il Comitato Nazionale Psicologi ha riscontrato lo schema tipico di una finestra di Overton.

Nella prima fase un’iniziativa “inconcepibile” per l’opinione pubblica, che riguarda un tema “sensibile”, viene promossa in modo provocatorio e scatena forti reazioni emotive. A quel punto si genera automaticamente una polarizzazione dell’opinione pubblica (i favorevoli e i contrari). L’aspra diatriba, fomentata dai media, ha come cassa di risonanza anche i social network.

Nella seconda fase viene diffusa una rettifica, che da un lato ridimensiona la notizia, e dall’altro ne ribalta alcuni aspetti, ottenendo un duplice risultato: le voci critiche vengono squalificate e le loro argomentazioni etichettate come disinformazione.
I protagonisti della notizia, precedentemente criticabili, rispondono con indignazione, per poi assumere il ruolo di vittime.

Quale risultato conclusivo si può trarre?
I contenuti inzialmente inaccettabili, che avevano costituito il casus belli, sono stati legittimati e normalizzati. L’obiettivo potrebbe essere stato raggiunto, o, quanto meno, potrebbe essersi compiuto un primo passo verso l’accettazione e la normalizzazione di qualcosa di inaccettabile, come Overton ha insegnato.



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