Morsi di topo e ustioni da acqua bollente su due bambini. Una madre di 26 anni, Jessika Ahmetovic, ha ricevuto una condanna di dieci anni di reclusione a causa dei gravi abusi inflitti ai suoi due figli, di 6 e 4 anni. Secondo quanto emerso durante il processo, i piccoli hanno subito violenze inaccettabili. La sentenza è stata emessa dal collegio della quinta sezione penale del tribunale di Roma, evidenziando un caso di maltrattamento familiare di una gravità estrema. Gli accertamenti rivelano un quadro allarmante di denutrizione e violenza che ha coinvolto i bambini, portando alla loro salvezza solo grazie all’intervento tempestivo delle forze dell’ordine.
Acqua bollente e gli altri maltrattamenti sconcertanti
Il racconto dei maltrattamenti subiti dai due bambini ha colpito profondamente l’opinione pubblica. Jessika Ahmetovic ha riservato ai suoi figli una vita caratterizzata da sofferenza e privazioni.
Secondo le indagini, i piccoli sono stati vittime di abusi prolungati, che hanno incluso l’uso di oggetti contundenti e punizioni fisiche estreme.
I bambini presentavano segni evidenti di denutrizione e maltrattamenti, con morsi di topo e ustioni visibili sul corpo, praticate con acqua bollente.
Gli agenti di polizia, intervenuti dopo una segnalazione, hanno descritto le condizioni in cui versavano i bambini come “disumane”, sottolineando l’urgenza dell’intervento.
Il salvataggio dei bambini
La situazione è giunta a un punto critico quando due poliziotti hanno trovato i bambini abbandonati in strada. Le forze dell’ordine, allertate da segnalazioni di cittadini preoccupati, si sono trovate di fronte a una scena straziante.
I piccoli, visibilmente malnutriti e segnati da ferite, hanno immediatamente destato l’attenzione degli agenti, che hanno compreso la gravità della situazione. Grazie alla loro prontezza, i bambini sono stati sottratti a un destino che poteva rivelarsi fatale.
Le conseguenze legali
Il processo ha messo in luce non solo la brutalità degli atti commessi da Jessika Ahmetovic, ma anche le responsabilità legali che ne derivano.
Il pubblico ministero ha richiesto una pena di 7 anni, ma il tribunale ha ritenuto che la gravità dei maltrattamenti giustificasse una condanna superiore, stabilendo un totale di 10 anni di carcere.
Una sentenza che intende non solo punire il crimine, ma anche fungere da deterrente per futuri abusi.