Il divieto imposto dalla questura di Roma alla manifestazione pro Palestina del 5 ottobre è stato confermato dal Tar, lasciando pochi margini di manovra per chi voleva scendere in piazza in vista dell’anniversario dell’attacco di Hamas contro Israele e dell’inizio del conflitto con Gaza. Khaled el-Qaisi, dell’Unione democratica Arabo-Palestinese (Udap), ha criticato duramente la decisione, definendola “pilatesca”, sostenendo che il tribunale ha evitato di prendere una posizione sul merito del ricorso, limitandosi a dichiarare la mancanza di tempo per una valutazione completa. Tuttavia, la questione verrà riesaminata il 29 ottobre.
Le motivazioni del divieto del Tar al corteo
Il divieto, ufficialmente giustificato con ragioni di ordine pubblico, non ha convinto gli organizzatori della manifestazione, i quali hanno fornito documentazione per contestare la mancanza di prove concrete sul pericolo per la sicurezza.
I Giovani Palestinesi d’Italia, tra i promotori dell’evento, hanno dichiarato su Instagram che il divieto non ha basi solide e hanno annunciato l’intenzione di manifestare comunque, anche senza autorizzazione.
Diverse associazioni studentesche, partiti di centrosinistra, centri sociali e movimenti pacifisti si sono uniti alla protesta, pianificando di attirare circa 30 mila persone in piazza per avversare la decisione e affermare il diritto di manifestare.
Le reazioni
Nonostante il divieto, la comunità palestinese e diverse associazioni, tra cui gruppi studenteschi, partiti di centrosinistra e centri sociali, hanno deciso di continuare la mobilitazione.
Gli attivisti confermano la loro determinazione a denunciare l’incostituzionalità del divieto di protesta.
Maurizio Acerbo, segretario del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, ha dichiarato che la censura dei contenuti delle manifestazioni rappresenta una grave violazione dei principi democratici.