Violenza sessuale su una disabile a Roma: educatore nei guai

Un educatore di 65 anni di un centro di riabilitazione per persone con disabilità è stato accusato di violenza sessuale nei confronti di una paziente di 42 anni con gravi disturbi psichiatrici. Secondo la testimonianza di una collega, l’uomo è stato visto in atteggiamenti inappropriati con la donna, che non sembrava essere consapevole della gravità della situazione. La scena è stata interrotta grazie all’intervento della testimone che ha cercato di fermare l’aggressore, ma la vicenda ha portato a un lungo processo legale.

Presunta violenza sessuale in un centro di riabilitazione

Il presunto episodio di violenza sessuale si sarebbe verificato il 25 agosto 2020, all’interno di una struttura sanitaria per persone con disabilità situata a Roma.

La testimone, un’altra educatrice del centro, ha raccontato di aver visto l’accusato mentre toccava la paziente nelle parti intime attraverso la finestra di un ufficio.

La vittima, una donna di 42 anni, soffre di un ritardo mentale medio e altre patologie, tra cui epilessia e encefalopatia, che potrebbero averla resa incapace di reagire o comprendere appieno l’accaduto.

Secondo quanto riportato dalla testimone, la donna si trovava seduta su una scrivania, parzialmente svestita e in una condizione di vulnerabilità fisica e mentale, mentre l’uomo esercitava violenza sessuale su di lei.

L’intervento della testimone

La collega dell’imputato, che ha assistito alla scena, ha tentato subito di interrompere l’aggressione bussando alla porta dell’ufficio, trovata chiusa a chiave. Dopo alcuni momenti di panico, è riuscita ad entrare solo pochi istanti dopo che la vittima era uscita dalla stanza.

Di fronte alla richiesta di spiegazioni da parte della collega, l’educatore ha negato ogni accusa di violenza sessuale, dichiarando con fermezza che nel centro non si verificano episodi del genere, poiché le famiglie affidano i loro cari ai professionisti con fiducia.

Tuttavia, la testimone ha rivelato dettagli sconcertanti durante la sua deposizione, descrivendo un ambiente in cui le persone vulnerabili come la vittima non si sentivano al sicuro.

La condizione della vittima e le successive indagini

Dopo l’accaduto, la vittima è stata trovata in uno stato di profonda confusione e agitazione. La testimone, cercando di calmarla e ottenere informazioni sull’evento, ha raccontato che la paziente pronunciava frasi sconnesse, sintomo evidente del forte stress psicologico subito.

Solo in un secondo momento, dopo essere stata portata in un ambiente più tranquillo, la donna avrebbe raccontato di essere stata avvicinata dal presunto aggressore in altre occasioni.

In cambio di attenzioni sessuali, l’uomo le avrebbe offerto sigarette tradizionali, consapevole che la madre le aveva comprato sigarette elettroniche che lei non gradiva.

A seguito dell’incidente e delle accuse, la collega dell’educatore ha deciso di lasciare il proprio lavoro presso la struttura, dichiarando di sentirsi profondamente traumatizzata e convinta che l’ambiente non fosse più sicuro per i pazienti.

 



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