Nel 2024, il drammatico aumento dei suicidi nelle carceri italiane ha raggiunto livelli critici, mettendo in luce il profondo malessere del sistema penitenziario. Il carcere di Regina Coeli, a Roma, ha registrato un nuovo caso di suicidio: un uomo di 50 anni, arrestato ad agosto per violenze domestiche, è stato trovato impiccato nella sua cella. Questo evento rappresenta il secondo caso di suicidio nel giro di 12 ore e porta a 72 il numero totale di detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno. Il fenomeno evidenzia una crisi profonda che non risparmia neanche gli agenti di polizia penitenziaria, sette dei quali si sono suicidati nel 2024.
Sovraffollamento critico nelle carceri italiane
Uno dei fattori principali che contribuisce alla crisi del sistema penitenziario è il sovraffollamento cronico delle strutture carcerarie. Il caso di Regina Coeli è emblematico: con una capacità massima di 626 posti, ospita attualmente 1.168 detenuti, raggiungendo un tasso di affollamento del 184%.
Questo dato rende difficile, se non impossibile, gestire correttamente i detenuti e fornire loro le cure necessarie, soprattutto a livello sanitario e psicologico. A livello nazionale, si stima che ci siano oltre 15.000 detenuti in eccesso rispetto alla capienza massima delle carceri italiane, con carenze strutturali diffuse in molte prigioni.
Carenza di personale e condizioni lavorative difficili
Accanto al problema del sovraffollamento, anche la carenza di personale della polizia penitenziaria aggrava la situazione. Sempre a Regina Coeli, sono in servizio soltanto 350 agenti, quando ne sarebbero necessari almeno 709 per garantire un’adeguata sorveglianza e sicurezza.
A livello nazionale, mancano all’appello circa 18.000 unità di personale penitenziario, costringendo gli agenti in servizio a turni massacranti e mettendo a rischio la loro salute fisica e mentale.
Gli episodi di aggressione contro gli agenti sono aumentati in modo esponenziale, con oltre 2.500 casi registrati nel 2024. Le condizioni di lavoro critiche stanno portando molti operatori a soffrire di sindrome da burnout, con pesanti conseguenze psicologiche.
I dati del Garante nazionale
L’aumento dei suicidi tra i detenuti rappresenta uno degli aspetti più drammatici di questa crisi. Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha rilevato che, nei primi otto mesi del 2024, 62 persone si sono tolte la vita nelle carceri italiane.
Un dato che supera ampiamente i numeri dello stesso periodo del 2023, quando si registrarono 41 suicidi. Le vittime sono per la maggior parte uomini, tra i 26 e i 39 anni, molti dei quali senza fissa dimora o disoccupati.
La mancanza di un supporto psicologico e di programmi di reinserimento sociale per i detenuti aumenta il rischio di suicidio, soprattutto tra i più giovani e tra coloro che si trovano in attesa del primo giudizio.
Sovraffollamento e correlazione con i suicidi
Secondo i dati raccolti dal Garante, esiste una chiara correlazione tra il sovraffollamento nelle carceri e il numero di suicidi. Le carceri più sovraffollate, come Regina Coeli, Torino e Verona, hanno registrato il maggior numero di suicidi tra il 2023 e il 2024.
A Regina Coeli, solo nell’ultimo anno e mezzo, sette detenuti si sono tolti la vita. Questo dato riflette non solo il malessere dei detenuti, ma anche l’incapacità del sistema di fornire un ambiente sicuro e umanamente sostenibile, dove i diritti fondamentali siano rispettati.