La terza stagione di Prisma, la serie ambientata a Latina, non si farà. Lo show è stato cancellato da Amazon, che lo aveva lanciato ottenendo ottimi risultati in termini di interazioni e apprezzamento. A dare la notizia è stato l’ideatore, sceneggiatore e regista Ludovico Bessegato, che con il suo team aveva già scritto la terza stagione.
Prisma non si farà, le parole dello sceneggiatore
Ha detto Bassegato in un video sui social dove è apparso sconsolato ed emozionato: “Probabilmente Prisma è andata bene, ma non è andata abbastanza bene da giustificare il costo di un rinnovo e questa è una cosa che avviene in realtà sempre più spesso nel mondo della serialità del 2024. Le serie costano tanto, e la sensazione è che siano cambiate proprio le policy delle piattaforme negli ultimi due anni. Se prima si tendeva a cercare prodotti sperimentali che si differenziassero da quello che c’era in giro proprio per la differenza rispetto alle serie generaliste della televisione, sostanzialmente, la sensazione è che negli ultimi anni invece la politica delle piattaforme sia quella di allargare il pubblico, di cercare sempre meno prodotti di nicchia”, ha detto.
La notizia della cancellazione di Prisma da parte di Prime Video, con la terza stagione che non verrà mai realizzata, ha colto di sorpresa sia i fan che gli esperti del settore televisivo. Le parole amare di Ludovico Bessegato, creatore e showrunner della serie, hanno rapidamente fatto il giro della rete.
Sui social, gli hashtag #PrismaLaSerie e #SavePrismaLaSerie sono diventati virali in breve tempo, grazie anche al supporto di Mattia Carrano, protagonista indiscusso della serie, che interpreta i gemelli Andrea e Marco. L’attore ha condiviso la propria sorpresa con i fan, scrivendo: “Vorrei tanto dirvi che non è vero! L’ho scoperto anch’io ora, vi voglio bene”. Carrano, lanciato proprio da Ludovico Bessegato, è stato scoperto quasi per caso e ha ricevuto ovunque lodi per la sua eccellente interpretazione in un ruolo così complesso e sfaccettato.
La cancellazione di Prisma ha riacceso il dibattito su come la ricerca di risultati immediati possa minare la diversificazione e la qualità dei contenuti offerti dalle piattaforme di streaming, un tema che continua a dividere pubblico e critica.