Il nostro Paese, l’Italia, spesso associa il termine giustizia solamente al ruolo degli avvocati o dei magistrati. Ma in quanti abbiamo sentito parlare dei direttori della Giustizia? Hanno un ruolo che non può passare inosservato perché rappresentano un apparato fondamentale per il corretto funzionamento del sistema giudiziario tutto, rappresentano l’amministrazione giudiziaria e svolgono un ruolo importante di cerniera tra l’attività dei magistrati e il personale di cancelleria.
E proprio ieri in 600 sono arrivati a Roma da tutta Italia per riunirsi davanti alla sede della Corte di Cassazione, in piazza Cavour, per protestare e lamentare non solo di non essere adeguatamente ascoltati ogni volta che la politica decide di mettere mano al settore giustizia, ma denunciano il rischio di vedere addirittura cancellato, burocraticamente parlando, il loro profilo professionale. Proprio loro, che contribuiscono a mandare avanti davvero i tribunali, son scesi in piazza per far sentire la propria voce.
“Siamo di fronte alla Corte di Cassazione che ogni anno fa l’apertura dell’anno giudiziario – parla al megafono Fabio Vescovi, il direttore del ministero della Giustizia -. Per fare questo interviene il presidente della Corte di Cassazione, il procuratore generale della Corte di Cassazione, il rappresentante dell’ordine forense, ma se devono discutere delle difficoltà di accesso alla cancelleria, come è successo negli anni passati, a chi lo dicono quelli dell’ordine forense? Al presidente della Corte di Cassazione, al procuratore generale della Corte di Cassazione, ma c’è il dirigente della Corte di Cassazione che rappresenta l’amministrazione e non la politica. Non stiamo parlando a livello politico di intercettazioni o di altre cose della giustizia giusta. La giustizia giusta passa anche nei servizi dei cittadini e quindi li facciamo noi.”
Direttori del ministero di Giustizia in protesta
Loro svolgono il lavoro di direttori del ministero di Giustizia e nei tribunali hanno un ruolo di coordinamento molto importante per le attività amministrative e di gestione dell’attività giudiziaria. Si sono riuniti in piazza Cavour per dire no alla soppressione del profilo professionale e chiedere l’ingresso nell’area delle elevate professionalità.
La protesta, che presto potrebbe sfociare in un vero e proprio sciopero nazionale, non è una semplice rivendicazione sindacale per ottenere l’inquadramento della figura nell’area delle elevate professionalità, ma un appello ai vertici della giustizia affinché tengano in debita considerazione una figura che già oggi, nell’organizzazione del sistema giudiziario, svolge un ruolo strategico e di vicariato.
“Siamo tantissimi in questa piazza – dice Antonio Almiento, direttore del ministero di Giustizia – Qui ci sono persone per bene, lavoratori che da tutte le parti d’Italia si sono mosse a loro spese per venire qua, per manifestare il loro sacrosanto diritto a veder riconosciuta la loro qualifica professionale, il loro passato ed il loro futuro.” E una parola è stata spesa anche per coloro che non erano presenti in piazza, ma che vivono lo stesso incubo. “Per quelli che non ci sono, vi dico di non aver paura, di non aver paura di continuare questa battaglia. Io sono l’ultimo arrivato, sono entrato con il concorso del 2021 insieme a Giandiego Monteleone (uno dei portavoce del Coordinamento Nazionale dei Direttori della Giustizia, ndr) e la battaglia contro il mistero l’abbiamo già fatta e l’abbiamo vinta. Siamo qui a manifestare con voi. Eravamo 300, ci abbiamo creduto, abbiamo combattuto, abbiamo modificato il milleproroghe grazie a Giandiego con interventi presso il Parlamento. Siamo andati anche davanti al giudice del lavoro e alla fine abbiamo ottenuto attraverso il concorso ciò che avevamo meditato.”
La protesta è per dire no ad un fatto nello specifico: “Ci vogliono demansionare, ci vogliono sopprimere, ma come fanno se io vedo nel tribunale direttore amministrativo, direttore di giustizia che coordina area penale, area civile, esecuzione civile, giudice di pace, come si può eliminare una figura che coordina un’intera area, come se nell’ambito dei carabinieri a un certo punto il capitano non esistesse più.”