Il potere delle parole
La nostra società, al giorno d’oggi, risulta essere sempre più caratterizzata dall’imponente egemonia del “Politicamente Corretto”. A questo si aggiungono gli indispensabili tasselli della neolingua e della cosiddetta “Cancellazione della Cultura”. Ma quanto è importante un responsabile e quasi “cortese” l’uso delle parole? Qual è e quale dovrebbe essere in realtà, la funzione del politically correct? Quali sono e quali saranno le conseguenze? A spiegarlo è il Dottor Roberto Pecchioli, esperto di geopolitica, storia e autore di numerosi libri, saggi ed articoli.
“E’ importantissimo per un fatto, direi, di comprensione immediata, un corretto uso delle parole. Le parole non sono neutre. Le parole non sono soltanto lo strumento attraverso il quale noi comunichiamo. Esse sono, soprattutto oggi, uno strumento di giudizio su tutto quello che vediamo… “, esordisce Pecchioli. Stando a quanto spiega infatti, è per questo che da parte del potere, c’è una forte attenzione a “espropriarci del giusto significato delle parole”. Tale è di conseguenza, il meccanismo della neolingua e della struttura del politicamente corretto.
La guerra delle parole
Perchè si definisce “guerra delle parole”? Il Dottor Pecchioli ritiene che esista un vero e proprio conflitto condotto dal potere culturale, mediatico e politico “per cambiare la nostra percezione del mondo e delle cose attraverso il linguaggio”. E quali sono, a questo punto, le conseguenze? “La funzione del politicamente corretto è quella di cambiare la nostra percezione… .Già l’espressione di per se, avrebbe dovuto fin dall’inizio metterci in sospetto: ‘politicamente’ e ‘corretto’, un qualcosa che corregge, che modifica e lo fa per motivi politici. Inoltre, il politicamente corretto, modificando il nostro modo di dire, modifica il nostro modo di pensare e lo fa attraverso una azione niente affatto neutra e niente affatto innocente”. Questo meccanismo nasce con l’idea di non offendere, ma Pecchioli sostiene che, un linguaggio corretto, non offensivo, esista già e si definisce come “eufemismo”.
Imposizione versus libertà
”Il politicamente corretto è una facciata, evidentemente. Si impone, impone una visione, dei termini, e quindi si impone di cambiare il rapporto tra un significato, cioè ciò che io voglio dire, e il significante, cioè la parola che lo esprime”. Il processo comunicativo si è evoluto grandemente in ogni settore: basti pensare al linguaggio televisivo nei format comici, probabilmente il più colpito. Da sempre la professione del comico si basa su una estrema ironia, sull’autoironia e sulla satira che “per natura deve essere irriverente. Oggi il comico ha difficoltà perchè deve autocensurarsi e questo, è un rischio che ricorriamo noi tutti”.
“Le parole non sono mai nel posto in cui dovrebbero stare.
Ne vorresti una e non arriva.
Ne ricevi una e ti ferisce.
Ne dici cento e dovresti tacere”.
– Fabrizio Caramagna