Prima i cinghiali, poi gli orsi e ora anche i cervi. Da quando l’uomo – specialmente per chi abita in città – ha scoperto che la Terra non è abitata solo ed esclusivamente dagli essere umani, qualcosa è cambiato. Quando gli animali hanno cominciato ad avvicinarsi alle case o a razzolare tra i cassonetti, ecco che le persone di città ne hanno preso piena consapevolezza.
L’ultimo caso arriva dall’Abruzzo: qui la regione ha autorizzato l’abbattimento di 469 cervi, compresi i cuccioli con tanto di tariffario pubblico: le tariffe cambiano non solo se l’animale è grande o piccolo, maschio o femmina, ma persino se il cacciatore arriva da fuori zona. Una caccia al cervo che sta facendo molto discutere.
Cervi, il tariffario per i cacciatori
Si tratta di 50 euro per un cucciolo di cervo, cento per le femmine giovani e adulte, 150 euro per i maschi giovani e 250 euro per quelli adulti. Tutto ciò se abiti in Abruzzo, perché la verità è che questo tariffario aumenta nel momento in cui il cacciatore arriva da fuori Regione. Questi prezzi sono allegati alla delibera di Giunta regionale abruzzese n. 509 dell’8 agosto 2024, con la quale si è approvato l’abbattimento di 469 cervi in due aree dell’aquilano.
La stagione della caccia è vicina, si aprirà il prossimo 14 ottobre e così si è deciso di affidare ai fucili una soluzione che andrebbe a “risolvere” un’emergenza. Sta di fatto che secondo gli esperti, l’abbattimento è l’ultimo dei provvedimenti che si attua nel momento di un’emergenza simile, il che prevederebbe il fatto di aver attuato altre misure in precedenza a quest’ultima.
E il Wwf sta promuovendo in queste ore una petizione online Fermiamo la strage di cervi in Abruzzo perché proprio di strage si tratta. “Chiediamo alla Regione Abruzzo di revocare la delibera – scrive il Wwf Abruzzo – di abbandonare l’idea del prelievo selettivo al Cervo e di aprire un tavolo di confronto che porti a valutare e intraprendere altre soluzioni per limitare i danni all’agricoltura e il rischio da impatto con autoveicoli.” Le motivazioni, infatti, risiedono proprio qui: problemi all’agricoltura, per gli automobilisti con attraversamenti improvvisi.
Resta il fatto che, come scrive Wwf Abruzzo, questa decisine è “una decisione che lascia davvero attoniti, sia sul piano naturalistico che su quello emotivo: per accontentare un piccolo gruppo di cacciatori, verso i quali presidente e vice-presidente della Regione Abruzzo manifestano una sempre maggiore sudditanza, si abbandona impunemente la visione di un Abruzzo capace di convivenza con la fauna selvatica e, soprattutto, si tradisce un modello di educazione ambientale e di tutela della biodiversità faticosamente delineato negli anni.” Per di più, considerando che l’Abruzzo ha costruito sulla presenza dei cervi la propria immagine identitaria e ne ha anche fatto un motivo di promozione turistica.